Comitato Territoriale

Milano

Mondiali antirazzisti: i temi più discussi di questa edizione

Diritti e #Veritapergiulioregeni in apertura. Poi sport e integrazione, educazione alla mondialità, donne e sport

Giocare e fare sport con i piedi e con la testa. E' questo uno dei motti dei Mondiali Antirazzisti che si propongono come una manifestazione capace di trasmettere i valori dell'antirazzismo attraverso attività sportive varie, non solo calcio ma anche pallavolo, basket, rugby e altro. Non solo anche musica, mostre e dibattiti.

L'apertura della manifestazione è stata caratterizzata dal tema deidiritti, con dedica a #Veritapergiulioregeni insieme ad Amnesty International e al suo portavoce Riccardo Noury (ne abbiamo parlato in precedenza). Quali sono stati gli altri temi principali di questa ventesima edizione? Ne abbiamo selezionati tre: sport e integrazione (con collegamento telefonico da Lampedusa); educazione alla mondialità e all'intercultura; i diritti delle donne nello sport e non solo.

SPORT E INTEGRAZIONE. Un progetto di educazione alla mondialità da presentare al Ministero dell’Istruzione per far entrare in tutte le scuole i valori dei Mondiali Antirazzisti e la lotta a tutte le discriminazioni. Un’idea venuta a Vincenzo Manco, presidente dell’Unione Italiana Sport Pertutti, per portare avanti le battaglie che la Uisp e i Mondiali portano avanti da anni. vENERDI 8 LUGLIO 2016  ha ospitato, in Piazza Antirazzista, il dibattito “Liberi di muoversi” per parlare di accoglienza e inclusione. L’appuntamento è stato ovviamente occasione per tornare a parlare di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano ucciso a Fermo qualche giorno fa. Un omicidio, commenta Filippo Fossati, parlamentare del Pd ed ex presidente Uisp, dovuto al fatto che “sta nascendo un sentimento di paura verso gli altri, a cui viene voglia di rispondere con la violenza”. Al dibattito ha partecipato, seppur a distanza, anche Damiano Massimiliano Sferlazzo, vicesindaco di Lampedusa. “Dobbiamo rimboccarci le maniche – ha detto Sferlazzo – per cambiare questo mondo nel nome dell’accoglienza”.
In un momento in cui milioni di persone sono in fuga dal proprio paese a causa di guerre, “noi dobbiamo decidere da che parte stare, se da quella del rancore o dell’inclusione. Noi stiamo in quest’ultimo lato”, ha concluso Manco. Elly Schlein, europarlamentare, ha invece ricordato come l’Europa sia stata in molte occasioni cieca di fronte alla sofferenza dei profughi e dei richiedenti asilo. Questo ha causato la creazione di “cimitero a cielo aperto” come è diventato il Mar Mediterraneo.

EUDCAZIONE ALLA MONDIALITA' E ALL'INTERCULTURA. L'ESPERIENZA DEL PROGETTO #SAHARAWE. La giornata di VENERDI 8 LUGLIO è stata però anche l’occasione per ricordare la compagna ‪#‎SaharaWe, raccolta fondi lanciata per aiutare la popolazione saharawi. Numerose le voci che, nella Piazza Antirazzista dei Mondiali, hanno dato vita al dibattito “SaharaWe, l’autodeterminazione e i diritti del popolo saharawi in Europa, Italia, Emilia Romagna”, ribadendo in un coro univoco l’importanza di un “sostegno al sistema educativo e formativo per i giovani saharawi, per costruire con responsabilità un futuro di pace”. Il dibattito, moderato da Ivan Lisanti della Uisp Emilia-Romagna e del Centro di documentazione per la Pace “Maria Dusatti”, ha abbracciato la causa di un popolo da anni vittima di soprusi e vessazioni, impotente di fronte all’intransigenza da parte del Marocco.
Ognuno dei partecipanti all’incontro, a modo proprio, ha cercato di mettere in evidenza come sia fondamentale riuscire a dare il proprio sostegno alla causa del popolo saharawi, non solo a livello politico e del sostegno alimentare, ma anche tramite un programma di sostegno educativo e culturale che permetta ai giovani di acquisire le competenze necessarie per costruirsi un futuro diverso. Presente al convegno Mohamed Hamadi, direttore del Centro di documentazione per la Pace “Maria Dusatti”, rappresenta uno di quei bambini scappati anni fa dalla guerra nel “Sahara Occidentale”, che da 10 anni collabora con la Uisp, con cui sta attualmente portando avanti un progetto per l’inserimento di giovani Saharwani in attività sportive, culturali e agricole.
" Insieme alla UISP, che si è sempre fatta sostenitrice delle nostre battaglie politiche, sportive e culturali, abbiamo pensato a realizzare una vera e propria scuola di sport e di vita, che consenta a vari ragazzi saharawi di porre le basi per un effettiva crescita che fuoriesca dai comuni canoni educativi e consenta loro di imparare divertendosi. Al tempo stesso, tramite la collaborazione con il "ministero dell'Agricoltura, abbiamo pensato di realizzare un progetto agricolo che insegni ai giovani a coltivare in maniera autosufficiente il proprio orto".
Hanno dato inoltre vita al dibattito: Gianluca Diana, fumettista coautore insieme ad Andromalis di " Mariem Hassan: Sono Sharawi", dedicato alla vita, alla carriera ed all'impegno politico della cantante Saharawi scomparsa nell'Agosto 2015; Alessio Gonella e Domenico Centrone, in procinto di realizzare il documentario itinerante "Postini di Guerra", che tramite video messaggi vuole ricostruire la storia di decine di famiglie Saharawi divise dall'assurdità della guerra; Claudio Cantù, responsabile del progetto "Tifariti", mirante a diffondere i problemi alimentari e connessi all'educazione scolastica di diverse famiglie presenti su tutto il territorio Sud Sahariano; Leo Rambaldi, organizzatore della prima "Sahara Marathon", con l'intento di dare visibilità alla situazione vigente nei territori occupati e di consentire a 20 donne di lavorare alla produzione di medaglie ed altre realizzazioni in ceramica; Fabio Campioli, da 10 anni responsabile di un progetto di assistenza medico - sanitaria a bambini Sahawi nei territori occupati ed in Emilia Romagna, tramite l'inserimento di diverse figure mediche specializzate provenienti da tutta Europa e da Cuba.
Presenti inoltre l'europarlamentare Elly Shlein ed il Consigliere Regionale dell'Emilia Romagna Antonio Mummolo.

DONNE E SPORT: UNA STORIA DI DIRITTI NEGATI. Lo “sportpertutti” targato Uisp non può che avere un occhio particolarmente attento nei confronti di una realtà in evoluzione e ancora in attesa di parità di diritti come lo sport femminile. Se ne è discusso sabato 9 luglio nell’ambito dei Mondiali Antirazzisti, andati in scena in questi giorni a Bosco Albergati, in provincia di Modena. L’occasione è stato il convegno che ha visto la partecipazione di diverse protagoniste della crescita esponenziale, sia a livello agonistico che organizzativo, dello sport femminile, comunque ancora alla ricerca di una sua dimensione in Italia e non solo. Durante il dibattito è emerso come nonostante le tesserate Uisp formino circa il 50% del totale, lo sport in Italia non è però ancora pronto a garantire gli stessi diritti degli uomini alle donne.

Spazio quindi alla testimonianza di Isca, l’associazione internazionale di sport e cultura che promuove la pratica sportiva in oltre 80 nazioni, in rappresentanza di 40 milioni di persone, che ha messo in evidenza le tante iniziative portate avanti grazie all’appoggio di ben 209 organizzazioni membre dell’associazione e di Raluca Negulescu, di Rete Fare.

“Lo sport italiano femminile – ha commentato l’ex calciatrice professionista Katia Serra, presente al dibattito insieme a Roberta Li Calzi di Aic – e in particolare il calcio ha ancora delle ritrosie nei confronti della presenza femminile. Praticare calcio è sempre stato difficile per una bambina, magari ci consigliavano di darci alla ginnastica artistica, ma non al pallone. Per fortuna negli anni qualcosa è migliorato, ma ancora non è abbastanza: è giusto inseguire il proprio sogno, così come l’ho fatto io e lo hanno fatto tante colleghe. Mi auguro che tante bambine possano coltivare il loro sogno di essere calciatrici. All’estero le condizioni per le giocatrici sono diverse, a partire dalla possibilità di praticare la disciplina da professioniste. Il cambio di marcia? Deve arrivare dalle stesse ragazze: purtroppo dalle istituzioni non abbiamo ancora le risposte che vorremmo”.

Conclusioni affidate a Manuela Claysset, responsabile Uisp nazionale pari opportunità: “L’impegno della Uisp è quello di realizzare progetti per far crescere la pratica sportiva in modo da migliorare la condizione femminile nello sport: ne stiamo sviluppando diversi sul territorio, ma c’è ancora tanto da fare e serve la collaborazione di tutti”.

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