Pubblichiamo l'editoriale di Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, che apre il Vademecum Uisp 2015-2016, in distribuzione nazionale dal 1 settembre:
Uisp significa un’altra idea di sport. Questo è il nostro piccolo contributo ad un compito immenso: la riconquista della dignità umana e del rispetto, della convivenza e dell’integrazione, attraverso un gioco. In prima fila ci sono i praticanti e i soci Uisp, i volontari, gli educatori e i dirigenti delle società sportive del territorio. Siamo in tanti a condividere questa missione, con piacere e passione: l’Uisp è una realtà associativa importante in Italia, con 1.335.000 soci e 18.020 società sportive affiliate.
Tutti possono partecipare, persone di tutte le età, ciascuno con la sua cultura. Lo sport sociale e per tutti è proprio questo: libertà di muoversi, di inventare, di emozionarsi, di costruire legami di fiducia.L’Uisp offre una visione, la possibilità di praticare sport e di credere in qualcosa. E di cambiare la società e il sistema sportivo, affinchè sport significhi davvero e concretamente diritti, salute, solidarietà e sostenibilità ambientale.
Occorre cambiare, serve una nuova cultura sportiva, nuove regole, nuovi dirigenti. Basta con chi dice di voler cambiare tutto per non cambiare niente. Occorre cambiare davvero e la spinta viene dallo sport sociale e per tutti, dai milioni di volontari e praticanti del territorio. Quelli che credono in un’altra idea di sport.
Da dove incominciare per cambiare? Dall’integrazione. L’emergenza migrazione crea allarme sociale e ancor di più ne creano le spinte xenofobe dei partiti di destra, in Italia e in Europa. Prima proposta: favorire una grande campagna sociale di integrazione attraverso lo sport, nelle scuole e nei territori, contro le discriminazioni e l’odio. Per saperne di più basta andare nei campi di periferie delle nostre città, nei tornei cosiddetti minori, nelle palestre e nelle piscine pubbliche gestite dall’associazionismo sportivo. Si modificano orari e regolamenti, si favorisce la pratica di donne di diverse religioni secondo i loro usi e costumi, negli impianti sportivi ci si incontra e si crea coesione. I Comuni vanno sostenuti nelle loro responsabilità in tema di impiantistica sportiva di base. Dalle mille manifestazioni sportive per l’integrazione e contro il razzismo che l’Uisp organizza in tutta Italia parte un messaggio alla società e alla politica. Un messaggio di distensione e di accoglienza, che riguarda tutti, non soltanto i migranti o i poveri: attraverso lo sport vogliamo costruire e non distruggere, c'è bisogno di cazzuole e non di ruspe.
Seconda proposta: il governo lanci un progetto nazionale di sport, indichi una strada chiara, imponga trasparenza, verifichi il lavoro fatto e chieda riscontri sulla reale consistenza dei tesserati per ogni soggetto sportivo a cui vengono assegnati contributi, dalle Federazioni agli Enti di promozione sportiva. Si creino i presupposti per la collaborazione tra i vari soggetti che concorrono all’educazione motoria e sportiva nel nostro Paese, a cominciare da Coni, promozione sportiva, scuola, Comuni, Regioni. In questa prospettiva, la candidatura olimpica di Roma 2024 diventa un elemento di coesione e rilancio nazionale per tutto il Paese.
Ci piace pensare al simbolo olimpico come a cinque cerchi colorati, non come cinque buchi. All’Uisp piacciono i colori: quelli delle tante facce dello sport, quelli delle bandiere del mondo, quelli arcobaleno simbolo di pace e fratellanza. Se guardate la nostra tessera associativa 2015-2016 vi accorgete delle mille dediche che abbiamo voluto fare. I colori, appunto: il verde e il giallo oro, i colori sociali dell’Uisp ma anche un omaggio al Brasile che a Rio de Janeiro ospiterà i XXXI Giochi olimpici, i primi che si svolgeranno in Sud America. Chiediamo che lo sport e il calcio tornino a trasmettere un messaggio universale di pace e di progresso, contro le disuguaglianze, l’ingiustizia sociale e la povertà. Anche per questo motivo la governance dello sport – e del calcio, come massima espressione del professionismo sportivo - va impostata su regole certe e chiare, non su oligarchia e affarismo, basta Far West.
Per questo la nostra terza proposta è quella di dare credibilità alle leadership sportive, nazionali e internazionali. La giustizia sportiva e quella ordinaria siano nelle condizioni di lavorare efficacemente. La nuova etica sportiva parte da qui se vogliamo che lo sport business, le royalty tv e i grandi eventi siano volano di sviluppo e non di corruzione. Alla crisi del calcio si risponde rimettendo al centro la cultura popolare, valorizzando i vivai, garantendo la tracciabilità del denaro, prendendo le distanze dai gruppi di violenti e razzisti.
Quarta proposta: riconoscere il valore sociale dello sport. Serve una nuova definizione di sport capace di cogliere i mutamenti di questo fenomeno che oggi riguarda milioni di persone. La legislazione sportiva è rimasta sostanzialmente ferma al 1942, il nemico da combattere oggi è la sedentarietà, le persone praticano attività sportive in vari modi. Le fonti legislative vanno aggiornate, va riconosciuto il volontariato sportivo e sostenuto lo sforzo delle società sportive del territorio, autentico patrimonio sociale del nostro Paese.
Quinta proposta: promozione della salute. Lo sport di cittadinanza, in tutte le età della vita, va diffuso e incentivato da politiche pubbliche nazionali e regionali. Diciamo no all’aumento delle disuguaglianze in salute, sia sottoforma di certificazione onerosa per le attività ludico-motorie, sia come proliferazione di inutili appesantimenti burocratici per le società sportive che promuovono attività di sport sociale e per tutti sul territorio.
L’attività sportiva intensa e di alto livello non riguarda la totalità dei praticanti e non può essere paragonata all’attività ludico-motoria. Soprattutto per quanti vedono nello sport un fattore di
prevenzione, promozione della salute, di benessere psico-fisico e di socializzazione. L’attività motoria va incentivata come fattore di nuovi stili di vita, di socializzazione, di promozione della salute e soddisfazione personale. Si tratta di un’attività diversa da quella agonistica e la certificazione obbligatoria rischia di diventare una tassa sulla salute. Anche per questa ragione sulle tessere Uisp della nuova stagione sportiva abbiamo scritto “Liberi di muoversi”: un auspicio, un manifesto.
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