Comitato Regionale

Emilia-Romagna

I numeri dietro le sbarre

Sabato 5 aprile, nella sede del Partito comunista dei lavoratori di Bologna, l'associazione Antigone ha presentato, durante l'incontro "Carcere e disuguaglianza di classe", il decimo rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia

di Valentina Laudadio

 

BOLOGNA - Tra gli educatori che operano all'interno degli istituti penitenziari spesso si dice che il carcere è lo specchio di una società. A leggere il decimo rapporto dell'associazione Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia non sembra che il nostro paese navighi in buone acque. Sabato 5 aprile, nella sede del Partito comunista dei lavoratori in via Marini, a Bologna, durante il dibattito "Carcere e disuguaglianze di classe", si è parlato di sovraffollamento, suicidi, diritto penale minimo, sistema rieducativo e disparità di classe. A presentare il rapporto c'erano Vincenzo Scalia, il coordinatore di Antigone dell'Emilia-Romagna, e Mario Marcuz, avvocato penalista e collaboratore da anni della stessa associazione. Ospite dell'incontro Valerio Guizzardi, presidente di Papillon di Bologna, un'altra associazione impegnata dal 1996 nelle carceri italiane per diffondere la cultura e aiutare i detenuti nella formazione di una coscienza critica.

Numeri, quelli del rapporto del 2013, che mostrano una situazione complessa, che rende necessari nuovi dibattiti e nuove risposte. Antigone, che dal 1998 è autorizzata dal Ministero della giustizia a visitare tutti i 205 istituti di pena italiani, ha come obiettivo quello di promuovere dibattiti sul modello di legalità penale e processuale del nostro paese. "In Italia ci si dovrebbe focalizzare sulla questione penale - ha affermato l'avvocato Mario Marcuz - perché si sta in carcere soprattutto per reati che potrebbero essere depenalizzati. La soluzione, quindi, sarebbe, il diritto penale minimo (la depenalizzazione dei comportamenti, N.d.R.)". Lo testimoniano i numeri: due terzi dei detenuti italiani sono dentro per droga e reati collaterali, come il furto.

Un modello importato dagli Usa, ma "in modo cialtrone e ingenuo", contesta Guizzardi di Papillon. La conseguenza inevitabile è infatti il sovraffollamento. "La popolazione detentiva in Italia conta 62.000 persone, a fronte di una capienza di 47.000 posti. Questo disagio può portare a situazioni drastiche". Uno dei temi più affrontati durante il dibattito è stato quello dei suicidi: "Cinquantanove ogni anno e 812 dal 2000 al 2014. È una strage di Stato silenziosa". A chi ha chiesto il perché di questi numeri, i relatori hanno risposto parlando di questione di classe e disparità. "Il carcere qui in Italia ha una funzione contenitiva: basti pensare che il 68% dei detenuti è recidivo. Crea, quindi, una classe pericolosa. Bisognerebbe responsabilizzare questi individui". Associazioni come Antigone e Papillon si avvicinano ai detenuti per fare luce sulle contraddizioni interne, presentando poi la realtà che incontrano attraverso il rapporto annuale. Ma Antigone, insieme ad Amnesty International, ha lanciato anche una raccolta firme online per introdurre il reato di tortura nel codice penale, per punire più severamente chi nelle carceri abusa del proprio potere. Uno strumento che renderebbe l'immagine riflessa un po' meno torbida.

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