REGGIO EMILIA - Arrampicarsi sempre più in alto, senza guardare mai in basso e stando attenti a non perdere l'appoggio. Arrampicarsi sfidando i propri limiti, fisici e psicologici. È quello che fanno i ragazzi del Comitato paralimpico italiano. Nell'ultimo giorno dei Giochi internazionali del tricolore, gli atleti, guidati da Maria Letizia Grasso, tecnico della Federazione arrampicata sportiva (Fasi), si sono cimentati in una vera e propria gara. Hanno scalato due diverse pareti, cercando di impiegare meno tempo possibile.
Le ultime 24 ore dei Giochi, organizzati anche dalla Uisp di Reggio Emilia, che hanno portato a Reggio Emilia ragazzi da tutto il mondo grazie allo sport, si sono aperte così. Piazza dei Martiri del 7 luglio ha ospitato tutti i giorni della manifestazione la parete che tutti gli arrampicatori conoscono. Lì, domenica è andata in scena la gara per due categorie di disabili, quelli visivi e cognitivo-relazionali. Grasso, oltre a essere tecnico della Fasi, si occupa anche del Cip, Comitato italiano paralimpico. È in questo modo che è entrata in contatto con i ragazzi che si sono sfidati nell'arrampicata.
"Molti - spiega il tecnico - si sono avvicinati a questa disciplina grazie ad alcune attività scolastiche, in cui personale del Cip affiancava gli insegnanti di educazione fisica". Finiti i corsi molti hanno poi continuato il loro percorso con il Comitato. Lo scopo non è ovviamente conquistare medaglie, ma aiutare ragazzi con disabilità, promuovere lo sport e divertirsi. "Spesso si guarda ai grandi campioni - racconta - ma questi ragazzi hanno dimostrato che possono ottenere grandi risultati anche personali, nella loro autonomia e autostima". Gli atleti ad esempio hanno cominciato ad andare in palestra da soli. Insomma, molti "da ragazzi problematici sono diventati ragazzi risorsa" e per alcuni di loro si potrebbero spalancare le porte della nazionale.