Sono passati quasi 38 anni da quel sabato 18 dicembre 1976, il giorno in cui Adriano Panatta e Paolo Bertolucci danno il punto decisivo all’Italia. I 4 moschettieri di Nicola Pietrangeli vincono per la prima (e finora ultima) volta il trofeo tennistico a squadre più ambito: la Coppa Davis. È uno dei momenti più alti dello sport italiano nel dopoguerra. Per ciò che fino a quel momento il nostro Paese ha dato al tennis mondiale, l’Italia meriterebbe almeno altre 5 Davis e invece, per vedere il proprio nome nell’albo d’oro, i nostri sono “costretti” a vincere una delle edizioni più discusse, a Santiago del Cile, in una fase storico-politica piuttosto particolare e che è al centro anche della vicenda sportiva.
Il capitano non giocatore è Nicola Pietrangeli, fino a qualche anno prima, uno dei giocatori più forti ed eleganti che il tennis (non soltanto italiano) abbia mai visto. Il condottiero della squadra è Adriano Panatta, la “fantasia al potere”, il creatore di colpi a effetto, il tennista che in quel 1976 vive la stagione più magica della sua carriera: il torneo di Roma, il Roland Garros di Parigi e infine lei, la “insalatiera” per antonomasia: la Coppa Davis. Ma la nazionale italiana comprende anche Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, tutti elementi fondamentali, tutti giocatori decisivi nei momenti che fanno la differenza. E la differenza la fa un trofeo, quello che l’Italia porterà a casa dalla trasferta in Cile. Quell’anno indimenticabile per chi ama il tennis, quel periodo storico, quel trionfo sportivo ripercorso dalle parole e dai ricordi dei due più forti tennisti che il nostro Paese abbia avuto.
L’evento si avvale della collaborazione delle Associazioni USACLI e UISP di Roma e rientra nel ciclo di conferenze dal titolo “In Facoltà, per Sport”. Con il patrocinio dell’Assessorato allo Sport di Roma Capitale e del CONI Lazio.