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Sport e carceri: una ricerca europea per il progetto SPPF

Il racconto del secondo incontro tra i partner del progetto, che studia le attività sportive più utili per creare un ponte fra il dentro e fuori.

 

Martedì 8 settembre si è svolta la seconda riunione internazionale del progetto SPPF-Sport in Prigione, un Piano per il Futuro (Sport in Prison a Plan for Future), finanziato dal programma europeo Erasmus+ Sport. L’incontro si sarebbe dovuto svolgere in Bulgaria, organizzato dalla ong UPSDA che propone attività sociali, culturali, e da un paio di anni anche sportive, in 12 carceri del Paese. A causa del Covid 19, si è scelto di svolgere l'incontro online, con la speranza di poter recuperare l’incontro in presenza nei prossimi 3 anni di progetto.

L’incontro ha permesso di avere un aggiornamento sull’andamento della ricerca curata dall’Università belga VUB che sta raccogliendo questionari da tutta Europa per capire che tipo di attività sportive vengono sviluppate in carcere, in particolare per costruire un ponte fra esterno e interno, e se sono previsti interventi di accompagnamento per i detenuti che hanno finito di scontare la pena. Al momento i ricercatori hanno ricevuto 168 questionari, di cui solo 17 dall’Italia. Invitiamo i comitati che non l’abbiano ancora fatto a compilare il questionario online, raggiungibile a questo link, entro il 30 settembre.

L’incontro è stato anche l’occasione per presentare le attività di uno dei due comitati Uisp che parteciperanno alla creazione delle learning area e fungeranno da caso di studio. Leonardo Sbolci, responsabile settore sociale dell’area nuovi stili di vita della Uisp Firenze, ha illustrato le tante attività che il comitato fin dal 2016 ha messo in piedi nelle carceri Sollicciano e Gozzini. 700 detenuti coinvolti per circa 2.700 ore di proposte sportive e incontri, fra dentro e fuori le mura. Il comitato è stato scelto anche per gli ottimi progetti di accompagnamento dei detenuti all’esterno del carcere (sia per le persone in regime di semilibertà sia per quelli a fine pena) in progetti di reinserimento come arbitri o come volontari nelle attività sportive organizzate dal comitato o nelle associazioni sportive affiliate.

Il progetto SPPF, infatti, ha come obiettivo primario capire in che modo le attività sportive in carcere riescono a creare un ponte fra il dentro e fuori, aiutando il percorso di reinserimento sociale degli ex detenuti. C’è da evidenziare che le due carceri per adulti fiorentine sono tra le poche in Italia ad aver aperto di nuovo le porte alle attività sportive Uisp. Sbolci ha sottolineato come questo sia stato possibile grazie all’ottimo rapporto che si è creato fra la Uisp e la direzione carceraria, che avendo compreso il ruolo centrale che lo sport può giocare anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, ha cercato di favorire la ripresa delle attività sportive. Ripresa fortemente volute anche dai detenuti, che hanno richiesto a gran voce di tornare a una pseudo normalità. Il lockdown, infatti, è stato difficile per tutti ma lo è stato ancora di più per chi vive in carcere, doppiamente rinchiuso.

Per visualizzare la presentazione di Leonardo Sbolci clicca qui

Il prossimo appuntamento internazionale dovrebbe svolgersi nel mese di gennaio a Bruxelles, organizzato dal'associazione che coordina il progetto De Rode Antraciet, ovviamente se la situazione consentirà a tutti di spostarsi da un paese all’altro. In questo periodo l'Uisp si occuperà di raccogliere materiali e ricerche sviluppate in Italia, realizzare delle interviste con ex detenuti legati alla Uisp e sviluppare una serie di suggerimenti per la guida metodologica, uno dei materiali del progetto, anche grazie alla preziosa collaborazione della rete nazionale Uisp sul carcere. (Daniela Conti – Camilla de Concini)

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