Comitato Territoriale

Roma

#WithRefugees: ecco il racconto delle esperienze Uisp

Il report della diretta promossa sabato mattina da Uisp, Unhcr e Unar. Con i collegamenti dal territorio e le esperienze di inclusione e sport

 

La Giornata mondiale del rifugiato è un appuntamento annuale sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di oltre 70 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita per cercare salvezza altrove. L’Uisp collabora con Unhcr e Unar nell’inclusione delle persone migranti attraverso lo sport, per favorire una cultura dell’accoglienza e dell’interculturalità e da tanti anni l’Almanacco delle iniziative antirazziste Uisp rappresenta un esempio di questa storia. Questa mattina le tre organizzazioni hanno congiuntamente organizzato una diretta con voci e testimonianze dai territori, insieme agli interventi  di Carlotta Sami, portavoce UNHCR – Italia; Triantafillos Loukarelis, direttore Unar; Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp; Alessandra Morelli, rappresentante Unhcr in Niger; Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali Uisp, Luca Cardinalini, giornalista Rai.

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Nel corso della diretta sono state presentate anche esperienze e buone pratiche di inclusione attraverso lo sport sul territorio, con collegamenti in diretta da varie città. Su queste tematiche sono intervenuti: Francesco Squarotti di Sassari, responsabile del Gus-Gruppo Umana Solidarietà e coordinatore del progetto Sparar Siproimi; Simone Menichetti, segretario generale Uisp Roma; Alberto Urbinati, presidente Liberi Nantes, squadra di calcio composta da rifugiati e richiedenti asilo affiliata all’Uisp Roma; Giuseppe De Ruggeri, coordinatore progetti di cooperazione internazionale Uisp Basilicata; Ramona Murgano, presidente del Comitato Uisp di Enna; lo psicologo Christian Tinebra; Luca Dalvit, responsabile dei progetti sociali e di calcio dell’Uisp Torino; Aboudala Dembele, un ragazzo che ha creato la squadra del Mali che partecipa ai Campionati Uisp Torino.

Ad aprire la diretta è stata Carlotta Sami dell’Unhcr la quale ha sottolineato quanto l’emergenza del covid-19 abbia cambiato il modo di lavorare e le condizioni di salute dei migranti. “Il rischio per gli adulti è di non avere più nessuna entrata e quindi stiamo cercando di sollecitare diverse associazioni per portare un sostegno concreto. L’altro pericolo è per i bambini, perché potrebbero perdere il diritto di andare a scuola e avere un forte rischio, soprattutto per le bambine, di subire abusi e violenze”. L’Unhcr porta avanti diverse operazioni, introducendo sempre di più lo sport come elemento di passatempo e svago ma anche come elemento di crescita e sviluppo della ricostruzione della vita dei rifugiati.

Il percorso è continuato con le parole di Triantafillos Loukarelis, direttore di Unar. “Lavoriamo sulle tematiche delle integrazioni, sul razzismo e sulla discriminazione multipla. Abbiamo scoperto, grazie all’Uisp, il valore dello sport sia per quanto riguarda l’integrazione, sia su quanto può aiutare a combattere il virus del razzismo in questo paese. Lo sport è un veicolo fondamentale e importante che tocca la vita delle persone”. Attraverso lo sport quindi si provoca un cambiamento culturale all’interno degli stili di vita delle persone. Dopo aver lanciato lo scorso ottobre la proposta di un Osservatorio nazionale contro le discriminazioni nello sport, l’Unar lavora proprio per creare un sentimento di fiducia con i ragazzi che subiscono discriminazioni per poter far si che si rivolgano proprio all’Osservatorio per i loro problemi.

A chiudere il primo panel è stato Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp. Manco ha sottolineato quanto la Uisp debba alzare il proprio livello di attenzione sulle nuove sfide che si stanno affacciando. “Vogliamo stare dalla parte di coloro che rimuovono gli ostacoli alle persone che stanno in difficoltà e che hanno il diritto di vivere la propria libertà. L’anno scorso abbiamo scelto di passare dalla manifestazione dei Mondiali Antirazzisti ad un Almanacco di iniziative Antirazziste poiché abbiamo avvertito il bisogno che la nostra associazione dovesse valorizzare ancora di più la cultura antirazzista nella pratica sportiva”. Dopo questa pandemia, l’Uisp deve quindi riuscire ad offrire il proprio contributo per conquistare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Lo sport di base e per tutti come fattore coesivo di culture in cui si affermano i diritti umani di tutti.

E poi incominciata la serie dei collegamenti dai territori. A Sassari, Francesco Squarotti è il coordinatore del progetto Sparar Siproimi, un progetto di solidarietà e sport che si rivolge ai rifugiati politici e dove l’aspetto ludico-sportivo è un elemento centrale. Con l’Uisp di Sassari, si sono potute svolgere diverse esperienze che hanno dato ai ragazzi momenti di benessere psico-fisico di fondamentale importanza. A Roma Simone Menichetti, segretario generale comitato Uisp Roma, ha parlato dell’iniziativa “Uisp Roma for Refugees” organizzata per raccogliere fondi per il centro Astalli e finalizzata a realizzare esperienze con nuoto per i profughi e ha introdotto la realtà del Liberi Nantes del presidente Alberto Urbinati. La Liberi Nantes è nota soprattutto per la squadra di calcio, composta tutta da rifugiati, che ha partecipato a dodici campionati di terza categoria, ma l’associazione gestisce un impianto sportivo che fa parte del progetto di recupero di uno spazio destinato all’inclusione sociale.

Da Roma ci spostiamo a Matera dove Giuseppe De Ruggeri, coordinatore progetti di cooperazione internazionale Uisp Basilicata, ha parlato delle tante attività sportive che vengono organizzate con la formula “tornei antirazzisti” e del primo album di figurine antirazziste che sia stato fatto. Lo sport come socialità che aiuta a superare ostacoli. Spazio anche al giornalista Rai, Luca Cardinalini che, partendo dall’esperienza del Liberi Nantes, ha messo in piedi una squadra di rifugiati in Umbria che ha preso parte a un torneo amatoriale. Il progetto è quello di portare il team all’iscrizione a un torneo ufficiale poiché è di grande importanza la presenza al campionato sia per i giocatori, sia per chi affronta la squadra.

A Firenze è stata presentata anche la storia di Sow Ousmane, 19 anni, della Guinea che attraverso lo sport si è integrato lavorativamente presso l’impianto La Trave, gestitito da Uisp Firenze. Ramona Murgano. La presidente UISP Enna, e lo psicologo Christian Tinebra hanno, invece, presentato la storia di Momo ragazzo di 19 anni dello Zambia, da tre nel nostro Paese, integrato nella cooperativa Ippocrate, che gestisce il campo di accoglienza della città.

L’ultima battuta proveniente dal territorio è spettata a Luca Dalvit, responsabile dei progetti sociali e di calcio dell’Uisp Torino, e al giocatore Aboudala Dembele. I campionati di calcio Uisp che si svolgono a Torino vedono la partecipazione di squadre con persone che provengono da paesi stranieri e la speranza è quella di vedere una di queste arrivare alle finali nazionali Uisp. Uno di questi esempi arriva proprio da Aboudala, giunto dal Mali in Italia nel 2011. Da Lampedusa è arrivato a Torino dove ha iniziato a giocare nel campetto del centro di accoglienza. È arrivata poi la possibilità di partecipare a un campionato Uisp e di imparare al contempo la lingua. Successivamente Aboudala ha messo su la squadra del Mali per mostrare la bandiera del proprio paese al torneo e ha ottenuto buoni traguardi nei campionati Uisp, unendo divertimento e lingua.

Per proseguire i collegamenti in diretta da varie città è stata ospite, direttamente dal Niger, Alessandra Morelli, rappresentate dell’Unhcr. Le frontiere dell’Africa occidentale sono fragili e infestate dalla guerra del terrorismo che annienta le persone. Il Niger è terra di accoglienza dei rifugiati e di transito prima della ripartenza che avviene in via legale. “Lo sport in questo contesto diventa terapia e primo intervento per portare il giovane in un tessuto sociale che ha visto uno sradicamento violento. L’attività fisica fa respirare in maniera diversa mente e corpo. Libera il corpo dalle umiliazioni – prosegue Alessandra Morelli - e la mente dalle tossine delle violenze. Mette inoltre in circolo una nuova speranza e da nuova energia per preparare i giovani all’arrivo in Europa”. La Morelli ha chiuso il suo intervento sottolineando l’importanza di celebrare la resilienza e il coraggio del rifugiato e con l’invito all’Uisp di creare un dialogo pratico e di riflessione sul Niger nel valore dello sport in crisi e in guerra.

A continuare il discorso è stato Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali Uisp. “Con l’Unhcr ci siamo incontrati molti anni fa in Libano nei campi profughi palestinesi e siamo passati a lavorare in Italia, in realtà come quella del Liberi Nantes. Con l’Unar, invece, il rapporto è di lunga durata e attualmente stiamo portando avanti il lavoro sull’Osservatorio”. È molto importante in questo periodo attrezzarsi per il futuro dato che c’è la forte probabilità che aumentino le disuguaglianze. “Molte istituzioni che si indignano nei momenti celebrativi, non sono poi presenti durante l’anno. Dobbiamo lavorare affinché questo antirazzismo di facciata diventi antirazzismo in azioni per trasformare questo paese in un posto di accoglienza”.

L’ultimo intervento ha visto protagonista, nuovamente, Vincenzo Manco. Il presidente nazionale Uisp è tornato sulle parole della Morelli, sottolineando l’importanza del benessere della mente e del corpo e di quanto la Uisp sia stata sostenitrice di questo messaggio. Manco si è voluto soffermare anche sul lavoro continuativo che porta avanti l’associazione: “Non facciamo interventi spot, ma interveniamo nel territorio per creare sistemi di alleanze con associazioni, come la Unhcr e l’Unar, e con le Regioni. Agiamo nel razzismo perché ci crediamo sul serio e diamo protagonismo alle persone per far si che riescano a muoversi da soli. Quotidianamente costruiamo un rapporto. Dobbiamo raccogliere la sfida che la pandemia ha lanciato e agire nella qualità della democrazia, creando un modello di sviluppo che sia solidale”. (a cura di Sergio Pannocchia. Hanno collaborato Alessandro Fracassi, Giulia Bruscani, Roberta Scoca e Eugenio Montesano)

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