La corsa dell'Uisp non frena la sua corsa e prosegue con Vivicittà-Porte Aperte che porta lo sport nelle carceri. Sport e movimento sono fondamentali per chi vive in contesti difficili come quello degli istituti penitenziari. Dare la possibilità di accedere alla pratica sportiva anche a chi normalmente non potrebbe è il senso della mission dell’Uisp.
Sabato 9 dicembre, il TGSport di RaiDue ha trasmesso l’approfondimento realizzato da RaiSport e curato dalla giornalista Monica Matano. Il servizio racconta la giornata di sport che le detenute hanno vissuto lo scorso 16 novembre. Tra sorrisi, entusiasmo e partecipazione è tornata, dopo quattro anni di stop, la manifestazione dall’alto valore educativo proposta da Uisp in vari istituti penitenziari d’Italia. In questo caso è l’Uisp Roma che organizza e coinvolge le detenute del carcere romano.
Sono state quasi cinquanta le detenute che, insieme a dieci podisti esterni, hanno preso parte all’evento, percorrendo per due volte il percorso predisposto per l’occasione. Poco più di 1,5 km per una prova di resistenza fisica e mentale che ha fatto riassaporare alle detenute il gusto della normalità.
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La grande emozione traspare anche dal servizio effettuato da RaiSport. Simone Menichetti, presidente Uisp Roma si concentra sul ritorno della manifestazione promossa in diversi istituti penitenziari. “Abbiamo vissuto uno stop lungo e doloroso però dopo quattro anni siamo tornati a realizzare Vivicittà. Per noi riuscire a dare a queste ragazze una giornata di svago per fare movimento rappresenta una sfida vinta. Pertanto, siamo molto contenti.”
Nadia Fontana, direttrice casa circondariale Rebibbia Femminile dichiara nell’intervista: “Vivicittà rappresenta un’occasione per persone invisibili di diventare visibili per la società e creare il collegamento interno-esterno; la compassione da sola non basta. Serve stimolare le detenute e dare loro forza e coraggio per riscattarsi e accompagnarle in questo percorso. Le detenute si sono sentite libere durante questa giornata e questo è ciò che mi ha colpito. Pertanto, credo valga la pena di continuare su questa strada”.
Sempre in merito allo sport Fontana ricorda: “abbiamo organizzato una serie di attività all’interno di ogni singolo reparto di diversi tipi di discipline sportive per soddisfare le esigenze di tutte in base alle proprie attitudini e ciò serve per non farle rimanere in cella, sul letto, e non far utilizzare loro i farmaci che spesso usano per dimenticare il tempo che devono trascorrere”.
A tal proposito, Rebibbia ha anche la prima formazione europea di calcio a 5 femminile all’interno di un carcere iscritta a un regolare campionato. Le donne indossano la maglia dell’Atletico Diritti. Ilaria, giocatrice, in merito a quest’esperienza afferma che si tratta di “quattro ore a settimana in cui non si pensa a niente”.
Successivamente si passa all’aspetto più educativo che l’evento incarna analizzato da Alessia Giuliani, funzionario giuridico pedagogico. “Chi come noi è stato in carcere durante la pandemia ha visto cosa significhi tornare a un carcere medievale dove le persone sono chiuse tutto il giorno senza poter fare movimento e attivare sé stesse. Non è un caso che siano aumentate rivolte ed eventi critici durante la fase pandemica. Fare attività con loro non solo ci permette di conoscere meglio le ospiti della struttura ma permette loro di sperimentarsi in possibilità che forse prima non hanno mai avuto”
“Anche in un luogo dove c’è sofferenza e privazione ci può essere rinascita ricostruzione. Mettersi in gioco in un'attività sportiva ti dà la possibilità di testare te stessa e dimostrare di poter arrivare al traguardo di una gara e di raggiungere traguardi nella vita” rimarca il funzionario. Pertanto tutte le detenute sono unite dal linguaggio unificante dello sport per cogliere in pieno lo spirito della corsa dove l'importante non è arrivare primi ma acquisire forza e consapevolezza per raggiungere i propri obiettivi.
Ciò che colpisce di più nel servizio è il profondo senso di umanità e la voglia di riscatto delle donne di Rebibbia. “Con questa giornata abbiamo perso l’etichetta di detenute e abbiamo riacquistato l’etichetta di donne, di sportive e di persone libere aldilà di ogni muro” afferma un’ospite della struttura penitenziaria.
Non solo donne ma anche madri. “L’obiettivo che mi pongo è aiutare me stessa e tornare dai mei figli. Non voglio che facciano la vita che ho fatto io. Spero che possano avere successo nel mondo dello sport che fortifica e insegna tanto delle dinamiche della vita” dice un'altra detenuta commuovendosi.
Ci si sofferma poi sul tema della violenza sulle donne. La direttrice Fontana dice: “La violenza sulle donne è un fatto culturale che noi donne dobbiamo contribuire ad eliminare anche alla luce dell'importante ruolo educativo che svolgiamo in ambito familiare; per cui dobbiamo partire proprio da questo”. Il funzionario Giuliani evidenzia invece la provenienza da situazioni pregresse di disagio delle detenute. “Nei miei colloqui ho rintracciato nell'85% dei casi donne che sono state vittime di abusi violenze verbali e sessuali. Anche qui dentro noi sperimentiamo con mano cosa può essere vittima di violenza e soffrire. La sofferenza non insegna e se non è elaborata fa solo male e moltissime nostre donne prima di essere colpevoli di un reato sono state vittime. La società si deve far carico di tutto ciò”.
Venendo alla gara, tutte portavano la maglietta alla stessa maniera e hanno raggiunto lo stesso traguardo. Lo sport è davvero un veicolo d’inclusione molto forte appianando le differenze.
Florenz, 44 anni, nigeriana, ha tagliato il traguardo per prima. La sua vittoria è accolta con gioia ma il risultato sportivo è un dettaglio. Sono gli abbracci e i sorrisi a fare la differenza e a ribadire con forza il significato più intenso di questa iniziativa. Le medaglie sono per tutte, vengono premiate serietà e tenacia. La dedica di Florenz è per le vittime dei conflitti in Medioriente e Ucraina e, ovviamente, per tutte le donne che soffrono situazioni di violenza.
Infine, il presidente Uisp Roma Menichetti, restituisce il senso della giornata attraverso due momenti. “Le fotografie che porto nel cuore in questa giornata sono il riscaldamento iniziale e il ballo finale in cui tutte le detenute erano unite. Ciò rappresenta l’essenza dei valori messi in atto dall’Uisp: fare movimento e scoprire l’aspetto ludico dello sport per raggiungere un miglior benessere psicofisico”. (di Edoardo Arturo Scali)