Ogni anno sulle strade delle nostre città perdono la vita molti ciclisti. Chi usa la bicicletta per spostarsi da una parte all'altra della città, magari per andare a lavoro, mette a rischio quotidianamente la propria vita.
La giornalista del Times, Mary Bowers, è stata travolta da un camion mentre si recava in redazione a novembre ed è ancora molto grave all'ospedale. I suoi colleghi hanno deciso di mobilitarsi con una petizione in otto punti in favore dei ciclisti che percorrono le strade delle grandi metropoli europee in modo che i politici possano conoscere nel profondo queste tematiche e prendere seri provvedimenti in merito. Una tematica importante specie se si pensa al preoccupante dato che poi ha spinto i giornalisti inglesi ad abbracciare questa campagna: solo negli ultimi 10 anni hanno perso la vita sulle strade 1.257 ciclisti, in Italia sono stati ben 2.556 e, solo nel 2010, 263.
La campagna è rimbalzata sulle pagine di molte testate nazionali, prima fra tutti La Gazzetta dello Sport e La Repubblica, oltre che sui principali social network, Facebook e Twitter, dove è possibile manifestare la propria adesione.
Abbiamo chiesto a Claudia Tifi, responsabile del settore ciclismo dell'UISP di Roma, di dirci cosa pensa di questa mobilitazione e come si potrebbe applicare anche a Roma:
"Devo dire che questa campagna ha avuto un grande effetto mediatico che è stato quindi molto utile a fare in modo che le problematiche dei ciclisti venissero messe pienamente in luce. La nostra sensibilità sull'argomento è grande ed è per questo che le associazioni ciclistiche, numerose a Roma e non solo, Roma Ciclabile è una di queste, hanno aderito alla campagna di buon grado.
Vorrei segnalare, a questo proposito, un parallelismo tra Londra e Roma che mi sembra interessante: più o meno un anno fa, cosi come è successo a Londra, nei pressi di Piazza Re di Roma, una donna anziana fu investita, travolta da un camion, ad una rotonda ed è morta sul colpo. A Roma queste tematiche sono molte e sentite da parte dei ciclisti, perché si tratta di episodi all'ordine del giorno. Si era attivato un movimento ben nutrito caratterizzato da pedalate e altre iniziative in varie zone della città. La sensibilità verso queste tematiche è ormai un fatto sia per chi va in bici sia per chi non va. Accresciuta ancor di più in questi giorni grazie alla campagna di cui si sta parlando anche perché attivata da una testata così importante come il Times.
Penso che si debba agire un po' come si è fatto con la nostra Pedalando nella Memoria: solo ricordando, tenendo vivi nelle menti delle persone un'idea, un ricordo, un fatto tramite iniziative legate allo sport, si possono veicolare messaggi importanti. Quella dei ciclisti è una strage silenziosa e non possiamo né vogliamo rimanere indifferenti.
Con l'incidente capitato alla giornalista del Times, il quotidiano ha messo per iscritto un documento in 8 punti da sottoporre agli organismi politici. Anche a Roma si stanno attivando i portavoce del movimento per sottoporre delle proposte concrete al Senato e qualcosa si sta già muovendo.
Tra i punti mi sembrano particolarmente importanti e applicabili anche nell'immediato nella nostra città, gli ultimi tre: in primis il limite dei 30 chilometri orari nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili. In questo modo di potrebbe applicare un provvedimento europeo. La seconda proposta potrebbe perfino dare una bella spinta alla questione del bike sharing che a Roma continua a rimbalzare di bando in bando, senza trovare una giusta collocazione né una giusta applicazione. I privati potrebbero sponsorizzare queste iniziative, cosi come, secondo il punto 7, possono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili, prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays. Inoltre, emblematico, l'esempio della Germania con la sua superstrada ciclabile che si è rivelata un gran successo. Infine, ogni città dovrebbe nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere queste riforme".