Comitato Territoriale

Ravenna-Lugo

Riscoprire i valori fondanti della Uisp, la vera sfida per il nostro futuro

 

RELAZIONE DI GABRIELE TAGLIATI

al Congresso Territoriale Uisp Ravenna-Lugo del 15.01.2021

 

 

Buona sera a tutte e tutti e grazie per essere qui a partecipare al secondo congresso del Comitato territoriale Ravenna-Lugo, costretto a svolgersi in questa veste “covid edition” on line e non in presenza, come da sempre siamo stati abituati.

La cosa peggiore di questo virus e di questa pandemia è che non ha solamente stravolto le nostre abitudini, come si dice sempre più spesso, ma si è infilata nelle nostre case, nelle nostre asd, nei nostri Comitati e ha stravolto la vita di famiglie e di associazioni che hanno dovuto fare i conti con la rabbia, la paura, il dolore e anche la morte.

Si dice che dalle tragedie nascano nuove opportunità, però di solito la frase ha un valore che è inversamente proporzionale al coinvolgimento alla tragedia, e questa volta è diverso, non lo vediamo solo alla tv, e questa consapevolezza della tragedia sotto casa è il vero stravolgimento delle nostre abitudini.

Non voglio fare un bilancio di quello che è stato questo ultimo anno, perché ognuno ha ben chiaro cosa si sia, ma soprattutto non si sia fatto, però a proposito di bilancio l’unica cosa che non può mancare è il ringraziamento a tutti coloro che nel Comitato, nelle Strutture di attività, nelle asd hanno continuato a lavorare con proposte, idee, cambi di programma, ritorno sui propri passi per cercare di capire, di gestire e alla fine di contenere il problema.

Tutte queste persone hanno portato avanti il più importante dei lavori che il comitato è chiamato a fare, essere a disposizione degli associati, e proprio in momenti in cui lo smarrimento è diventato all’ordine del giorno, specialmente nella prima ondata, ringrazio per essere riusciti a mantenere sempre, anche a livello personale, il collegamento con la base sociale, operatori sportivi, famiglie.

Siamo ad un congresso e comunque non possiamo non parlare di quello che è stato fatto, se vogliamo poi discutere di quello che si dovrà fare, al netto dell’imprevedibile anno 2020… Negli ultimi anni come comitato abbiamo registrato un leggero, (non sempre leggero) ma continuo calo degli associati e le ragioni possono essere trovate in mille risvolti tecnici che di volta in volta hanno interessato una attività piuttosto che un’altra.

A prescindere che queste motivazioni abbiano o meno valenza è indubbio però il dato finale e non possiamo che non interrogarci del perché, con assoluta franchezza e tranquillità.Questo è necessario e si lega a cosa si dovrà fare, ma anche alla struttura che il comitato ha per sua natura, perché è la virtuosa e più che apprezzabile unione tra due comitati che già esistevano. Virtuosa e apprezzabile, ma che non è priva di insidie, e di situazioni non problematiche ma da tenere in considerazione e da gestire con molta attenzione.

In questi anni e nei prossimi si dovrà assolutamente continuare a lavorare per mettere a regime il funzionamento del nostro comitato che di fatto non ha una sede centrale ed una decentrata, ma ha due sedi strutturate ancora come quando i comitati erano due. Questa, possiamo chiamarla anomalia, diventa ancora più difficile e impegnativa perché a fianco delle problematiche oggettive, mostra una grande vitalità e ricchezza di cui non si può far finta di niente.

Nell’ultimo periodo abbiamo iniziato alcune nuove esperienze di gestione di piccoli e medi impianti, sia direttamente che indirettamente, che si aggiungono alle esperienze che già stiamo facendo da tempo con il tennis a Lugo, e alla piscina Oasi a Ravenna, credo questo nostro impegno sia fondamentale, ma vorrei essere chiaro, non per essere soggetto gestore (che anzi può risultare fuorviante e deleterio per il comitato stesso) ma per avere maggiori possibilità nello sviluppo delle attività e dei valori che con lo sport noi vogliamo esprimere.

Mi scuso già per la mia impreparazione al ruolo, che porterà inevitabilmente la mia relazione ad assumere anche i connotati di un intervento, ma questi ultimi 2 anni di Presidenza di Comitato non cancellano 30 anni di volontario nelle attività. Io, ve lo dico sinceramente, non ho slogan, parole d’ordine e tantomeno nuove ricette per curare questa situazione, e onestamente non credo che siano gli strumenti necessari, specialmente in questa fase. Credo che le risposte siano dentro la nostra associazione, ma che siano ricoperte da altro, e ci voglia un po’ di lavoro e volontà per tirarle fuori. Ricoperte dalla fisiologica polvere del tempo, che si crea specialmente in una situazione di calma apparente, la fantomatica comfort zone, ma ancor peggio dalla lastra di marmo di attività che sempre più fanno riferimento al mondo sportivo tradizionale, rappresentato dal CONI.

Uso la metafora della lastra di marmo perché spesso si assiste ad un appiattimento nella proposta, nelle idee e nella realizzazione che non ci appartengono, ma che ci hanno contaminato sono entrate nel sistema, sono parte del nostro lavoro quotidiano e credo ci abbiano fatto perdere un po’ la rotta. Il termine contaminato è volutamente in maniera negativa, perché come la locuzione “essere positivi” in questo periodo assume connotati non del tutto rassicuranti. La pandemia non ha fatto altro che sbatterci in faccia con assoluta freddezza e velocità tutta una serie di problemi, che comunque c’erano, e lo dimostrano le risposte che il mondo anche dello sport e anche UISP hanno dato in questo periodo.

Approfitto e ringrazio della presenza dei presidenti uscenti e dei candidati entranti della UISP a livello Regionale e Nazionale per chiarire questo concetto. Per quello che riguarda le decisioni prese dal Nazionale e a livello Regionale, credo che non si potesse fare meglio data la situazione, anzi per quanto concerne la gestione delle poche attività concesse, degli impianti e la gestione dei comitati territoriali, la scelta sia stata corretta e il fatto che gli enti di promozione sportiva siano stati presi in considerazione in ogni provvedimento adottato va apprezzato e credo vada riconosciuto il ruolo che UISP ha avuto in questo passaggio, come nel riconoscimento del lavoro degli operatori dello sport.

Sono amareggiato del fatto che UISP si sia trovata (incolpevole) in una posizione tale per cui l’unica soluzione possibile fosse l’appiattimento sui concetti dello sport rappresentato dal Coni. Cerco di essere il più chiaro possibile anche perché su questo nei prossimi mesi vorrei discuterne con i rappresentanti delle strutture di attività e delle asd per condividerne i possibili sviluppi anche nel modo di intendere le attività. Quando in un provvedimento governativo si fa riferimento al Preminente interesse nazionale degli eventi, io, forse sbaglio, penso al ruolo dello sport nelle politiche sociali, quali l’inclusione, la parità di genere, la lotta alle discriminazioni, alla socialità, che per me sono il Preminente Interesse delle attività che il mio ente di promozione sportiva promuove. Che poi non è altro che il riassunto dell’art. 2 del nostro statuto.

Invece, con la specifica (discriminante) – di livello agonistico, il mio castello di idee crolla inesorabilmente. Il tutto si riduce alla competizione e alla classifica, che non è il nostro preminente interesse e con questa logica, tutto il lavoro nelle palestre e nelle piscine si appiattisce a business dei corsi, venendo quindi penalizzata nei decreti, (perché in quanto business, ristorabile economicamente) e perde l’immenso valore culturale di vera e unica promozione di sport e sani stili di vita, perché i ristori economici posto che ristorino in maniera significativa, non ristorano sicuramente la parte della socialità, della condivisione e della crescita personale.

In tempi pre covid da tutte le parti si è pontificato sul ruolo importantissimo dello sport, nel welfare, nella prevenzione sanitaria, come terza agenzia formativa, che sono il vero preminente valore dello sport, poi alla prima situazione di vera emergenza, lo sport torna magicamente ad essere solo espressione di prestazione, classifica, risultati e non voglio parlare di denaro. La questione non si risolve con una relazione congressuale, ma bisognerà lavorare a fianco delle Strutture di Attività, delle ASD, all’interno degli spazi che si gestiscono direttamente e indirettamente, perché come dicevo prima le risposte credo le abbiamo già, ma bisogna tirarle fuori.

E queste risposte sono i valori fondanti della nostra associazione che devono essere prevalenti pur sapendo che questa scelta può risultare “divisiva”, ma credo sia una scelta assolutamente necessaria.  Sarà sui valori che riusciremo a trasmettere attraverso la pratica sportiva che si giocherà la nostra credibilità nei confronti delle istituzioni con le quali dovremo lavorare sempre di più in sinergia. Istituzioni che, sicuramente nel nostro territorio, non mancano di riconoscere la grande importanza della pratica sportiva, dell’attività motoria, ma con cui dovremo continuamente ricercare un dialogo per mantenere alta l’attenzione. 

Fin dall’inizio della pandemia ci siamo spesi per trovare soluzioni che mediassero tra la sacrosanta necessità di contrastare al meglio la diffusione del virus e la possibilità di considerare lo sport non un veicolo di contagio, ma anzi come possibile antidoto ad una depressione che le continue limitazioni quotidianamente hanno fatto aumentare nella popolazione. Non abbiamo accettato le etichette di untori, velocemente affibbiate per esempio ai runner, nella prima fase, non mancando però di richiamare i nostri associati a comportamenti rispettosi del prossimo, e in quest’ultima fase non abbiamo mancato di denunciare tentativi di escamotage di alcuni enti, che, tramite messaggi equivoci se non addirittura senza vergogna hanno mostrato tutti i limiti di una promozione sportiva che se non viene riconosciuta direttamente dallo Stato, è costretta ad arrampicarsi su specchi che non la rappresentano.

E ne approfitto in questa sede per mostrare grande apprezzamento per l’ultimo intervento di UISP, da parte del Presidente Manco nel richiamo alla responsabilità collettiva e appunto alla necessità, di invertire la scala delle priorità cominciando ad assumere scelte chiare per fare investimenti che garantiscano una ripresa che possa ridare a tutte e tutti l'opportunità, il diritto di giocare, correre, nuotare, fare sport, stare bene e meglio in salute.

Quest’ultimo pezzo che ho voluto aggiungere a relazione già scritta, l’ho voluto riportare quasi testualmente, perché, affinché questo non rimanga solo un bel proclama, anche noi nei territori saremo chiamati ad agire di conseguenza, se vorremo sentirci autorizzati a pungolare le istituzioni.

Abbiamo dimostrato in questo periodo una vitalità enorme e molto apprezzata, operatrici e operatori sportivi, asd, strutture di attività si sono prodigate per mantenere saldo il contatto con la base associativa, compatibilmente con le limitazioni imposte. Ci siamo buttati sulle attività online su piattaforme digitali e poi anche via TV con attività e programmi tematici. Il Comitato e alcune Strutture di Attività hanno proposto iniziative benefiche solidali, seguendo il nostro DNA che ci deve ripetere sempre, NESSUNO ESCLUSO.

C’è chi ha paragonato la pandemia ad una guerra, ad un terremoto subdolo. Nel terremoto, dove le macerie sono visibili, e si riescono ad individuare i punti deboli che hanno ceduto, quando si ricostruisce lo si fa non “come si è sempre fatto”, ma seguendo misure e sistemi antisismici innovativi, avendo il coraggio di abbandonare vecchi schemi che prima del terremoto erano magari tollerati.

La stessa cosa dovremo fare noi, ognuno nel proprio territorio, e se non lo facciamo ora, in questa fase in cui c’è tanto da ricostruire, sarà difficile poterlo rifare in altri momenti. Non sto parlando di nuove regole da scrivere, ma di partire, e mi ripeto, dai nostri valori e dargli assoluta priorità senza l’assillo della verifica con l’anno precedente e il terrore di marcare una flessione. Partire dal concetto più semplice ma che anche in questa fase, è risultato il più difficile da mettere in pratica che è il rispetto degli altri e delle regole. Sono purtroppo un incurabile ottimista, e voglio comunque vedere questo lungo periodo di fermo non come un terremoto devastante, ma come una messa a Maggese del nostro campo, per ridonargli fertilità e vigore.

Il Consiglio che andremo ad eleggere con il congresso di oggi avrà 15 consiglieri e non più 21 e di questi 15 consiglieri, 6 entreranno in consiglio per la prima volta. Vorrei fare un grande ringraziamento a tutti i consiglieri che hanno condiviso con me quest’ultimo percorso, ma soprattutto vorrei sinceramente ringraziare tutti gli organismi dirigenti passati (consigli amministratori e presidenti) che hanno portato il comitato Territoriale Ravenna-Lugo ad essere in condizioni ora, di poter pensare alle idee e alle modalità della ripartenza, senza dover fare i conti con situazioni patrimoniali preoccupanti se non tragiche. In questo periodo la nostra posizione non è scontata, e non è stato frutto del caso, tutt’altro, la stessa attenzione del passato deve animare anche le nostre scelte future.

Concludo riprendendo le parole che sette anni fa proprio in questo periodo da ogni parte del mondo sono riecheggiate e che anche UISP ha fatto sue, ma sono costretto a riproporle come una domanda, Lo sport ha il potere di cambiare il mondo? Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione? Io credo di no. Questo potere ce l’hanno le persone e il concetto di sport che ognuno di noi ha.

Il lavoro che ci aspetta non sarà semplice, ma non si può dire che non sia stimolante, auguro a tutti di riuscire a cogliere questi stimoli e a saperli tradurre in fatti concreti, perché, e qui voglio fare un’assunzione di responsabilità, poi nessuno potrà dire di avere avuto alibi.

Ravenna, 15 Gennaio 2021                                                                                                                                              

                                                                                                          Gabriele Tagliati

 

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