"Ci vuole un gran fisico, per correre dietro ai sogni", dice il poeta.
E quando il tuo campo da gioco è Roma, il sogno da ricorrere è lo sport di cittadinanza.
Lo sport di cittadinanza è pane quotidiano, esercizio di ogni giorno, è un'idea che deve camminare, saltare, arrampicarsi, danzare, pedalare, è il luogo dove i cittadini che si muovono incontrano la città, le città.
E da questo sovrapporsi continuo, dinamico, mai uguale a se stesso, emergono punti, spazi, linee intrecciate.
Alle volte sono campi di calcio, piscine, palestre, piste di atletica, pareti d'arrampicata, altre volte sono prati, marciapiedi, rampe nascoste, argini di fiume, piazze sbagliate.
Anche i sogni hanno le loro mappe e per cercarli e trovarli, bisogna sapersi orientare.
Lo sport di cittadinanza è la nostra bussola.
Per noi sport fa rima con cittadinanza, ma non sempre Roma fa rima con sport. I luoghi dello sport sono infiniti, tanti quanti i possibili movimenti, infiniti gli attori, infinite le regole.
Ma c'è una cosa che non è infinita e questa cosa si chiama città, quella pubblica, accessibile, democratica.
Da tutelare, allargare, rigenerare e cambiare, perché è dentro i suoi confini, che la nostra idea di gioco e di movimento prende forma, diventa senso, energia, trasformazione.
E' per questa semplice ragione che lo sport per tutte e per tutti, come noi lo intendiamo, non è e non può essere neutrale, perché non sta a guardare, prende parte, solleva istanze, assume impegni, propone soluzioni.
È un laboratorio. Di Cittadinanza.
Lo sport di cittadinanza è lavoro, per molti, quindi dignità, competenze, opportunità.
Per molti di più è volontariato, quindi socialità, diritti, crescita civile.
Siamo terzo settore, quando il primo e il secondo stentano a tenere il passo, a dare risposte.
Siamo welfare, anche se il benessere che produciamo nessuno lo misura, pochi lo riconoscono.
Non chiediamo soltanto.
Sappiamo e vogliamo dare. Cittadinanza.
A chi viene da lontano e chiede di essere accolto, a chi ci regala altre abilità che dobbiamo imparare a considerare ricchezza, a chi ama in un arcobaleno, a chi non dimentica la propria storia e sa che un bel futuro poggia su una buona memoria, a chi sa cosa vuol dire povertà ed è nostro vicino, compagno di viaggio, a chi sta pagando i propri errori dentro mura troppo strette.
È quando diamo, che riceviamo di più.
Inventiamo sentieri e ribaltiamo prospettive.
Corriamo lungo il confine tra prati e cemento.
Saltiamo in un cerchio di gesso disegnato sull’asfalto, balliamo di notte, fermiamo i piedi dove batte l’onda.
È così che giochiamo e cambiamo.
Noi stessi, le regole, la città.
Siamo sport, amore e fantasia.