Le Politiche per l’interculturalità e la cooperazione Uisp sono in campo per garantire uguali opportunità di accesso allo sport per le persone migranti o di origine straniera, promuovendo l’inclusione e la partecipazione attiva di tutti e tutte. Si impegnano, inoltre, in iniziative di cooperazione e sviluppo in parti del mondo che vivono condizioni di difficoltà o conflitti.
In vista del Congresso nazionale Uisp, che si terrà a Tivoli Terme (Roma) dal 14 al 16 marzo, riannodiamo i fili di quattro anni di attività ascoltando i responsabili e le responsabili dei Dipartimenti e delle Politiche nazionali Uisp. Daniela Conti, responsabile Politiche per l’interculturalità e la cooperazione Uisp, ricostruisce con noi quattro anni di attività e presenta gli impegni per il futuro.
"Abbiamo iniziato questo mandato ancora in fase pandemica, un periodo molto complesso per tutti, ma particolarmente duro per la promozione dello sport per migranti e rifugiati - racconta Daniela Conti - Eravamo tutti soli a casa, ma i rifugiati si sono trovati ancora più vulnerabili perché, oltre ad essere soli, avevano anche meno accesso a quegli strumenti che ci permettevano di mantenere un senso di comunità e di continuare a lavorare, in alcuni casi anche di fare sport. Il Covid ha avuto un effetto pesante sul lavoro concreto e quotidiano con le persone migranti e rifugiate, allo stesso modo ha interrotto i progetti che portavamo avanti in Libano e in Saharawi, mentre abbiamo potuto portare avanti tutti quei progetti di scambio politico e di carattere metodologico”.
“In questi quattro anni abbiamo sviluppato molti progetti, tra cui il più importante a livello nazionale è l'Osservatorio contro la discriminazione nello sport dedicato a Mauro Valeri, nato nel 2020 grazie alla collaborazione con Unar e Lunaria e concretizzato nei due anni successivi. Sono stati sviluppati diversi progetti europei che avevano come obiettivo principale lo studio di metodologie, attività e buone pratiche per l'inclusione di persone con un background culturale differente, soprattutto nella pratica sportiva. Infatti, ci siamo accorti che il lavoro sul territorio sta cambiando molto, andando nella direzione di uno sport di comunità. La pandemia ci ha insegnato che la prossimità è fondamentale e che la comunità di riferimento non è più quella di italiani, senegalesi o la comunità LGBT, ma quella di chi vive in un determinato distretto, persone di diverse culture, di diverso orientamento sessuale, religione, età, che però formano una comunità nel luogo in cui vivono o lavorano. Quindi molti progetti stanno andando in questa direzione e magari non rientrano più sotto il cappello dell’antirazzismo come lo abbiamo sempre definito”.
"Per il futuro credo che le politiche dell'interculturalità debbano sempre di più interrogarsi sul tema dell'identità culturale perché l'Italia è arrivata al punto in cui già sono i Paesi di più lunga migrazione: in Italia abbiamo tantissimi ragazzi e ragazze di origine culturale differente che vivono un’identità multipla, si definiscono afrodescendenti e non si riconoscono come seconde o terze generazioni. Sono italiani ma subiscono anche l'influsso della loro cultura di origine, in alcuni casi la rifiutano per poi ritrovarla dopo: è una situazione molto più articolata di 30 anni fa, in cui noi dobbiamo continuare a promuovere l’antirazzismo, anche alla luce delle politiche del nostro attuale governo, ma in cui bisogna anche studiare e vivere la diversità. Quindi dobbiamo continuare a lavorare per l'accoglienza dei nuovi arrivati, siano essi migranti definiti economici o rifugiati, e dare loro dignità e diritti, ma dovremmo cominciare ad interrogarci sul tema dei i nuovi italiani, per evitare i fenomeni di radicalizzazione accaduti in altri Paesei, che nascono da una non accettazione da parte della società. Anche l'Uisp deve lavorare all’inclusione all'interno delle sue realtà di persone con background culturali differenti, perché in questo ambito non abbiamo ancora tanta esperienza".
"Per quanto riguarda il fronte internazionale, invece, finalmente ricominceremo a fare attività di formazione in Libano con We World e in Sahara con Spin Network, su disabilità e inclusione delle differenze etniche. A questi interventi si aggiungono nuovi progetti come Change Makers, Spin Youth, SIC!, rivolti ai giovani, all’inclusione e allo sviluppo di una società più aperta e accogliente”. (A cura di Elena Fiorani)
"IMMAGINA" - PRENDE IL VIA LA NUOVA STAGIONE SPORTIVA 2024/2025
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