I Giochi della XXX Olimpiade si terranno a Londra dal 27 luglio al 12 agosto 2012. Uno degli inviati della Gazzetta dello Sport a Londra per documentare il più grande evento sportivo mondiale è il giornalista e podista, amico dell'UISP, Valerio Piccioni.
Valerio fin da ragazzino ha corso tutte o quasi le edizioni della nostra Corri per il Verde, e ha raccolto le sue emozioni e i dati delle gare in un volume che ci ha prestato in occasione dei 40 anni della manifestazione più famosa dell'UISP di Roma. Abbiamo raccolto le sue impressioni e, con l'occasione, approfondito alcuni temi legati a queste Olimpiadi 2012.
Di cosa ti occuperai in occasione di questo importante appuntamento?
"E' la quinta volta che sono inviato alle Olimpiadi. Ho esordito ad Atlanta. Questa volta mi occuperò di antidoping, settore particolarmente interessante e seguito con gran attenzione, a metà tra la speranza e l'aumento di deterrenza, tenendo conto dei fantasmi del doping genetico che aleggia.
Mi occuperò anche dei cosidetti sport minori che tradizionalmente copro come tiro con l'arco, triathlon e pentathlon moderno. Queste discipline meno popolari sono per me molto interessanti perché, non essendo eccessivamente soffocate e aggredite dai media, mi danno l'opportunità reale di raccontare storie e personaggi. Per me l'Olimpiade è proprio questo tentativo puro, in un posto dove ci sono luci accecanti, abbaglianti, di scorgere un cono di luce speciale per raccontare una vicenda umana.
L'olimpiade, a differenza del Campionato di calcio, ti offre la ricchezza della quotidianità, fa si che la frammentazione che la caratterizza, ti guidi a scoprire qualcosa di più. Penso che oggi uno dei problemi del giornalismo sia spesso la quasi assenza di rapporto viso a viso con l'interlocutore e non mediato da un computer. Credo sia importante salvaguardare questa fisicità per comunicare realmente".
Come è cambiata Londra per questo appuntamento e come sarebbe cambiata Roma se avesse potuto ospitare le Olimpiadi?
"Si nota in partenza che lo snodo più sentito è quello della sicurezza, snodo su cui il budget stesso si è, purtroppo per le tasche degli inglesi, moltiplicato. Si parla di 15.5 miliardi, cifra triplicata o quasi rispetto a quella prevista nel momento in cui Londra si aggiudicò il titolo per ospitare i Giochi Olimpici.
La differenza con Roma? Londra per questa occasione utilizzerà un'intera zona della città, Stratford, destinata esclusivamente a zona olimpica, un villaggio composto da circa 30 impianti e servizi per atleti e pubblico. L'esatto contrario di ciò che aveva immaginato Roma, scegliendo Tor di Quinto e che nel progetto si differenziava con Londra proprio per un diverso approccio.
Su Roma 2020 poi la mia sensazione è che sono passati 5 mesi, ma sembrano passati 5 anni. Molte cose sono cambiate nel nostro paese e nello sport e bisogna tenerne conto.
In questa vicenda permane una doppia sensazione: da un lato il bagno di realismo dovuto all'attuale crisi economica e dall'altro la sensazione amara di occasione sprecata. Probabilmente c'era bisogno di coinvolgere nuove intelligenze, uscire dall'idea che lo sport italiano fosse autosufficiente nella sua capacità di convincimento del mondo istituzionale. C'è stata distanza e scetticismo da parte degli italiani verso questo tema e la stessa stampa non è riuscita ad essere da pungolo, a sostenere a pieno la candidatura di Roma, assecondando solo l'idea che l'Olimpiade fosse o meno un ritorno economico".
Lo spirito olimpico è ancora reale o prevale l'aspetto legato al business?
"Non si può negare che le Olimpiadi siano anche un business, ma sono sopratutto un posto dove accadono sempre cose meravigliose. Gli atleti in questa occasione sono diversi, hanno un atteggiamento che mai o quasi hanno lungo la strada. Si vede bene che ci tengono da morire ad esserci. C'è questo senso di universalità. Un modo quasi didascalico per capire che mondo viviamo, per capire questa miscela tra pezzi di mondo molto diversi fra loro e vedere come si incrociano. Basti pensare all'elemento religioso, alla sua forte presenza dovuta alla partecipazione di atleti di culture diverse.
Qui lo sport è plurale: discipline diverse, paesi diversi e altrettanto diversi e stimolanti racconti".