Comitato Territoriale

Roma

A Milano i bambini possono giocare nei cortili. E a Roma? Riflessioni e approfondimenti

di Rosina Rossi

E' della scorsa settimana la notizia che a Milano è "vietato vietare" ai bambini di giocare nei cortili condominiali. Il Comune ha infatti modificato il regolamento di polizia urbana, consentendo così il gioco libero in spazi ormai quasi esclusivamente destinati al parcheggio delle automobili: "Il provvedimento della giunta (Repubblica 1 luglio 2012) segue le proteste di decine di genitori per cortili trasformati in parcheggi di auto o lasciati deserti per evitare ogni rischio di disturbo". Milano segue quindi l'esempio di città come Torino.
L'UISP naturalmente ha accolto di buon grado questa novità perché il diritto al gioco è sacrosanto e i bambini devono poter disporre di spazi all'aperto sicuri e vicini a casa dove poter giocare, socializzare, divertirsi.
Roma è una città che si è sempre dimostrata attenta alle esigenze dei più piccoli e le varie manifestazioni come "Il giorno del gioco" dimostrano quanto la Capitale abbia a cuore i bisogni dei bambini che abitano in una grande città e che spesso può rivelarsi invivibile per i suoi ritmi serrati e le lunghe distanze tra un punto e l'altro. Dopo l'esempio di Milano, sul web, non si sono fatti attendere commenti, proposte e polemiche.
Nel progetto internazionale del 2001 "La città deibambini" a cura dell'Istituto diScienze e Tecnologie della Cognizione - CNR,  in collaborazione con il Comune di Roma si legge:
 
Che non sia proibito giocare. Innanzi tutto in una città non dovrebbe essere proibito giocare. Sembra un paradosso dopo quello che si è detto, ma è proprio così. In quasi tutte le grandi città italiane i Regolamenti di Polizia urbana prevedono articoli che limitano o proibiscono il gioco dei bambini negli spazi pubblici. Lo stesso avviene nei regolamenti condominiali. Questi regolamenti sono illegittimi perché contrari all'articolo 31 della Convenzione (legge dello Stato n. 176 del 1991).
I bambini del Consiglio dei bambini di Roma, dopo essersi accorti che nel Regolamento di Polizia urbana esisteva l'articolo 6 che diceva laconicamente: "È vietato qualunque gioco sul suolo pubblico", hanno scritto al sindaco dicendo che l'articolo era sbagliato perché in contrasto con l'articolo 31 della Convenzione. Il sindaco ha riconosciuto che avevano ragione ed ha avviato un lungo procedimento per la modifica dell'articolo 6. Dopo un anno è stato approvato dal Consiglio comunale in questa forma: "Il Comune, nel rispetto dell'art. 31 della Convenzione dell'ONU del 20 novembre 1989 sui Diritti del Fanciullo e della legge n. 176 del 27 maggio 1991, favorisce il gioco delle bambine e dei bambini sulle aree soggette ad uso pubblico".
A Roma si è riusciti a fare un passo importante, ma è solo il primo. È forte il pericolo che ci si possa fermare ad un livello che potrebbe rimanere sostanzialmente simbolico. Per cui da un lato ora occorre modificare la segnaletica del luoghi pubblici togliendo i divieti e invitando i bambini al gioco e gli adulti al rispetto di questo diritto infantile.
Roma è piena di palazzi, agglomerati di abitazioni divisi da spazi verdi, spesso anche molto ampi, che fin troppo spesso sono relegati a parcheggi condominiali e inutilizzabili, specie da bambini, come si legge in molti regolamenti condominiali.
Conseguenza della mancanza di spazi all'aperto per giocare sono la sedentarietà e le cattive abitudini alimentari dei giovanissimi, come evidenzia una ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children e Kraft Foods Italia sugli stili di vita dei bambini e dei ragazzi di età compresa tra i 6 e i 17 anni nel nostro Paese, presentata il 12 luglio proprio a Roma. Circa un ragazzo su 4 mangia la frutta solo un paio di volte la settimana o meno spesso. I bambini inoltre non fanno colazione nel 19% dei casi (41% a Palermo e 29% a Napoli e con un picco del 26% tra i bambini tra gli 11 e i 13 anni), e spesso non a caso per il 12% di essi. A cena, il 12% non mangia quasi mai o solo qualche volta a tavola con i genitori. Ben il 39% dei bambini dichiara di mangiare sempre davanti alla tv.
Nei prossimi giorni approfondiremo l'argomento, cercando di capire e verificare quanto a Roma sia applicabile la norma milanese, dove è già una consuetudine e cosa ne pensano genitori, politici locali e associazioni di categoria.   

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