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Roma

L'arte dello stare insieme

Insieme a Fabrizio Federici, Susanna Odevaine e Chiara Parisi abbiamo affrontato l’importanza della danza a livello fisico e mentale.

 

In questo nuovo appuntamento dell’#UispRomaTv dal titolo “L’arte dello stare insieme” è stata posta grande attenzione al movimento della danza. Insieme a Fabrizio Federici, responsabile danza Uisp Nazionale, si è analizzato il settore della danza Uisp e le diverse attività che vengono portate avanti. Con Susanna Odevaine, esperta in pedagogia della danza, e Chiara Parisi, educatrice professionale in psicomotricità, abbiamo raccontato la DanceAbility l’arte dello stare insieme attraverso il movimento.

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Oltre alle danze sportive e accademiche, dove l’Uisp tocca quota 100.000 tesserati, sono presenti corsi formativi, attività, concorsi e rassegne. Tra le diverse discipline portate avanti c’è la DanceAbility. “La DanceAbility è la danza per tutti. In un percorso generico di danza – spiega Fabrizio Federici - si studiano le tecniche, chi studia danza acquisisce una consapevolezza del corpo e dell’anima. Dopo aver raggiunto queste padronanze, il corpo racconta una storia. Mi piace pensare che la DanceAbility è quella danza che, attraverso la sensibilità e il contatto, va a prendere la storia che è rimasta racchiusa all’interno di un corpo, portando fuori tutte quelle che sono le emozioni in situazioni particolari”. L’obiettivo, quindi, è quello di tirare fuori le storie e far crescere una persona.

A fare eco alla spiegazione iniziale di Fabrizio, è Susanna Odevaine: “La danza è un’attività motoria ma è anche un linguaggio espressivo che caratterizza da sempre l’essere umano. È evidente che c’è un aspetto tecnico che riguarda i diversi stili di danza, però la danza è anche una possibilità per l’essere umano di comunicare, stare con gli altri ed esprimere pensieri, idee ed emozioni in una forma che non può essere espressa altrimenti con le parole”. In questa prospettiva, la danza dà la possibilità alle persone di stare insieme in un modo molto speciale, permettendo di adottare delle modalità di comunicazione che spesso vengono isolate, estromesse o rifiutate. “È per questo che la danza, se vuole, può essere un’attività inclusiva. Nello specifico, la DanceAbility è una metodologia che è stata inventata da Alito Alessi, un danzatore statunitense, il quale ha messo a fuoco tutte quelle caratteristiche che potrebbero rendere la proposta di danza discriminatoria rispetto alla tipologia del gruppo. Facendo questo ci aiuta a pensare molto attentamente a chi abbiamo davanti in uno specifico momento e a formulare la proposta affinché questa sia accessibile a tutti”.

Stare insieme attraverso il movimento, ma cosa significa esattamente danzare? “Ognuno dà un proprio significato – esordisce Chiara Parisi, educatrice professionale in psicomotricità – per me danzare vuol dire muovermi liberamente esprimendo quello che io sono ed è questo quello che cerco di portare come concetto nelle classi dei bambini, in quelle di DanceAbility o anche con persone adulte. La possibilità di essere se stessi attraverso il movimento”.

Le relazioni all’interno dei gruppi si sviluppano nel corso del tempo. I bambini quando hanno la parola “danza” all’interno di un’attività sono molto preoccupati all’inizio, soprattutto i maschi. “C’è la paura – continua Chiara - di doversi esporre e di sbagliare ma questo attraverso la metodologia decade perché la tecnica di insegnamento parte da movimenti semplici di tutti giorni e questo fa sì che i bambini si rilassino molto rapidamente e si rendano conto che non è richiesta nessuna performance particolare, ma solo la capacità di portare quello che sono”.

All’interno della danza, e in particolare della DanceAbility, tutti i sensi sono importanti. In alcuni casi un senso è più importante di altri, ma complessivamente vengono usati tutti quelli che risultano essenziali per questo tipo di attività. “Il senso del movimento però – sottolinea Susanna - è sempre presente, anche se in minima parte. Attraverso il movimento si riesce a comunicare e talvolta si riesce a uscire da situazioni di isolamento o di solitudine e alcune volte persone che non hanno la possibilità di comunicare facilmente con il linguaggio verbale possono percepire e vivere”.

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