Va Pensiero

Va Pensiero

di Pietro S.

In un giorno di metà novembre del 1998 in occasione di un incontro dibattito presso il teatro Cinghio, il gruppo sportivo Và Pensiero presentava alla città di Parma un resoconto delle sue prime esperienze di vita e manifestava gli intenti per il suo cammino futuro; singolarmente lo stesso giorno quindici anni dopo, mi incontro con chi allora come oggi ha creduto con coraggio e determinazione che l'attività fisica possa essere un valido contributo alla crescita umana e all' affrancamento da patologie che segnano profondamente l'esistenza di alcune persone.

Mi trovo attorno ad un tavolo a parlare appassionatamente dell'attività del gruppo sportivo con  Stefano Cavalli, Andrea Panizzi, Mario di Egidio e Raffaella Montali che a turno mi offrono degli spunti e delle visuali  nuove e interessanti sulla vita del gruppo sportivo e dell'associazione.

E' bene infatti evidenziare come l'associazione Và Pensiero si sviluppa negli anni novanta per offrire un sostegno ai pazienti ospiti dei centri di salute mentale, che esulando dai trattamenti medici e farmacologici propri delle strutture ospedaliere,puntava a coinvolgere famiglie, volontari e istituzioni in un'ottica di attenzione verso il paziente psichiatrico e verso la sua crescita umana, affettiva e sociale; da qui si è sorto il gruppo sportivo, che attraverso il gioco ha promosso l'acquisizione e lo sviluppo della propria singola identità, della socialità, della fiducia in sé stessi e la possibilità di partecipare attivamente ad una attività fisica realmente rigenerativa.

Nel corso del tempo la realtà si è ingrandita, coinvolgendo sempre più utenti e collaboratori, e le discipline ora praticate spaziano dalla tradizionale squadra di calcio, alla pallavolo, alla bici fino alla partecipazione alle attività “Neve” Uisp, ossia sci di fondo,ciaspole e discesa.

Ma quello che si coglie dalle voci di chi mi parla a due passi dal “Centro Santi” servizio per la salute mentale dell'Ausl di Parma, è la soddisfazione di aver visto persone confinate ai margini della società, rinchiuse in casa ed emarginate, rinascere attraverso la pratica sportiva, prendere autonomamente autobus e scooter in ogni stagione per venire ad allenarsi, ritrovare forma fisica e diminuire l'uso del sostegno farmacologico, perchè lo sport fa star bene, diminuisce le tensioni e aiuta a  superare i momenti critici di conflitto con sé stessi e con gli altri.

Da questo punto di vista è bene sottolineare anche la ricaduta sociale dell'attività del gruppo sportivo, basti pensare alle minori cure e ai costi correlati che un individuo può richiedere, e al benessere singolo e collettivo che si libera nella società in luogo di chiusure e tensioni.

Anche in virtù di questi presupposti, associazione e gruppo  hanno sempre più lo scopo e la necessità di interagire con realtà sportive come Uisp ed altre per partecipare a manifestazioni e tornei, ma anche con istituzioni, associazioni e privati cittadini per collaborare, diffondere e sensibilizzare la società sul valore dello sport come fonte di benessere.

Chiedo infine ai presenti, le prospettive future di Và Pensiero, e colgo in tutti la voglia del rimettersi in gioco, il lampo nell'accettare una sfida ignota: ci si può preoccupare, pensando che i fondi della sanità pubblica vengono costantemente tagliati e quindi anche quelli destinati al gruppo sportivo, ma di necessità si farà virtù, economizzando e gestendo meglio le risorse e soprattutto puntando sulle persone, perchè il valore terapeutico dello sport, una delle tante forme di aiuto e sostegno  ai pazienti, possa diffondersi e divenire patrimonio radicato della comunità.