BOLOGNA - Dal basso del suo ultimo posto in classifica fa quasi effetto ricordare il Bologna "che tremare il mondo fa" o i sette scudetti vinti nei suoi 106 anni di storia. Lontani i ricordi di feste e gloria, che lasciano spazio a quei soli tre punti conquistati finora in Serie A. Nonostante tutto, però, il legame tra la città e i colori rossoblu non si dimentica. Al di là delle contestazioni e delle delusioni c'è una storia calcistica che si è intrecciata con quella della Bologna città, perché, per usare le parole dell'assessore allo sport, Luca Rizzo Nervo, grande tifoso rossoblu, "il Bologna è più di una squadra". Di questo si è parlato alla tavola rotonda di questa mattina all'Archiginnasio, nell'incontro dal titolo "Bfc 1909. Un patrimonio della città tra storia e futuro", organizzato in occasione della Festa internazionale della storia.
La storia comincia il 3 ottobre 1909, quando nella birreria Ronzani viene fondato il Bologna Football Club. Da allora i rossoblù non hanno mai smesso di giocare, vincendo il primo Tricolore nel 1925. All'epoca non c'è ancora lo stadio Dall'Ara. Prima di arrivare lì, i felsinei passano attraverso altri due stadi. Al principio c'è il campo dei Prati di Caprara, ma ben presto la squadra capisce che è meglio spostarsi. Quel pezzo di terra infatti è di proprietà di un pecoraio che cede il suo terreno solo se il gregge non deve pascolarci. Così, si decide di spostarsi allo Sterlino, con un derby come partita inaugurale. Il primo match si gioca infatti il 23 novembre 1913 e vede contrapposte Bologna e Modena. Passata la guerra e col regime fascista sempre più forte, lo squadrone rossoblu approda infine allo stadio che oggi è intitolato Renato Dall'Ara, presidente dell'ultimo scudetto. All'epoca, siamo negli anni Venti, si chiama Littoriale ed è voluto da Leandro Arpinati, vicesegretario generale del Partito Nazionale Fascista, con inaugurazione nel 1927.
Più di 50 anni dopo, nel 1983, a quell'impianto viene dato il nome del presidente Dall'Ara. Ma un ricordo di quello che fu il Littoriale c'è ancora. È la torre di Maratona, a cui però, una volta caduta la dittatura, viene tolta la statua del Duce a cavallo. Col suo materiale vengono costruite le statue dei partigiani, che adesso si trovano in Porta Lame. Insomma, un legame, quello tra storia e calcio che non si è mai spezzato, come la passione per i colori rossoblù, che continua ancora, dopo 106 anni, tra alti e bassi.