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Emilia-Romagna

Pioggia, controlli e giustizia. Inizia il processo Aemilia

Cominciata ieri nell'aula bunker della fiera di Bologna l'udienza preliminare dell'inchiesta sul radicamento della 'ndrangheta in Emilia. Più di 200 imputati e una trentina di parti civili

di Giulia Dalmonte


BOLOGNA -
Avvocati, imputati e parti lese si avviano sotto la pioggia verso i cancelli verdi che portano al padiglione 19 di BolognaFiere. È lì che da ieri nel processo Aemilia, per i prossimi due mesi, saranno giudicati i protagonisti dell'inchiesta che a gennaio ha portato a più di 100 richieste di custodia cautelare. Dopo le indagini, gli arresti e gli articoli su quella cosca originaria di Cutro, in Calabria, che da anni, secondo l'accusa, operava tra Bologna, Reggio Emilia e Parma sotto il controllo di Nicolino Grande Aracri, è arrivato il momento dell'udienza preliminare. In fiera camionette delle forze dell'ordine a presidiare: controlli per tutti, avvocati compresi, all'ingresso dell'aula e ovviamente grande attenzione mediatica per il maxi processo sul radicamento della 'ndrangheta in Emilia.

Davanti a Francesca Zavaglia, giudice per l'udienza preliminare, 219 imputati che dovranno rispondere di reati che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, all'estorsione, passando per turbativa d'asta e corruzione elettorale. Una mole di imputati tale da aver bisogno di una maxi aula, tanto che la Regione ha deciso di stanziare 700.000 euro per affittare un padiglione della fiera. Una decisione "doverosa e necessaria", secondo il numero uno di Viale Aldo Moro, Stefano Bonaccini, presente ieri.

Nella maxi aula, 3.200 metri quadrati e 600 posti a sedere, erano presenti alcuni degli oltre 200 imputati. Di questi, alcuni sono a piede libero, 35 sono stati tradotti dalla Dozza e nove hanno partecipato in video conferenza perché detenuti nelle carceri di massima sicurezza. Molto inferiore la presenza delle parti lese, solo quattro. Di queste, l'unica presente è Sabrina Pignedoli, giornalista de "Il Resto del Carlino", secondo l'accusa minacciata per gli articoli che scriveva, mentre gli altri tre erano rappresentati dai rispettivi avvocati.

Un'udienza, quella di ieri, dedicata soprattutto alle richieste di costituzione parti civile, su cui si deciderà entro il 4 novembre. Al tribunale ne sono arrivate più o meno una trentina: lo Stato con i ministeri dell'interno e dell'ambiente, la Regione Emilia-Romagna, la Città metropolitana di Bologna, la provincia di Modena, alcuni Comuni coinvolti, Cgil, Cisl e Uil, l'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, e poi Libera, Legambiente, Arci e altre associazioni. Una presenza massiccia che ha fatto storcere il naso ad alcuni avvocati degli imputati, che protestano contro la loro presenza in questa prima udienza.

A rappresentare la Regione, oltre a Bonaccini, c'era Massimo Mezzetti, assessore con delega anche alla legalità. "Ora - ha spiegato - nessun amministratore potrà dire che non sapeva o immaginava. Da qui deve partire la riscossa civile e morale della società. Questo processo può innescare un 'effetto domino' in grado di far cadere tutte le tessere delle infiltrazioni mafiose".

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