[Differenze in Gioco è un percorso che la Uisp ha iniziato per coordinare diverse realtà, persone e attori sociali impegnati nella lotta contro le discriminazioni. Manuela Claysset, responsabile delle Politiche sui temi del genere e dei diritti, è la referente di questo entourage allargato. I temi che riguardano l'ambito sportivo e sociale sono stati affrontati anche in altri incontri di formazione e ora contribuiscono a destare un interesse sempre crescente]
FORLĺ – Il gruppo di lavoro contro le discriminazioni Differenze in Gioco ha incontrato gli educatori dei centri estivi forlivesi, il 12 giugno nella Sala della Circoscrizione Cava, in via Sillaro 43 a Forlì. Una serata per apprendere e comprendere come educare nell'infanzia al rispetto reciproco, attraverso un metodo ludico e pedagogico. A un mese di distanza abbiamo chiesto a Rita Scalambra, educatrice in prima persona e presidente del comitato Uisp di Forlì-Cesena, come si è svolta questa iniziativa e quali frutti ha portato:
Rita puoi dirci da quali esigenze è partita la formazione degli educatori?
"Noi facciamo sempre formazione con gli educatori, sia da un punto di vista operativo che pedagogico e relazionale. In gioco ci sono le 'perle' delle famiglie, i loro figli, ognuno originale e unico a modo suo. La seconda motivazione è che i bambini passano otto e più ore al giorno nei centri estivi: l'educatore diventa il focus di bambini e famiglie e deve essere un modello positivo. Può essere la persona giusta per trasferire un certo tipo di valori con cui gli alunni affrontano e superano alcune difficoltà relazionali o comportamentali".
Come è stata messa in pratica la formazione?
"Si è tenuta una prima parte di lezione frontale e una seconda più fisica sulla consapevolezza del corpo, delle emozioni e della relazione. Le attività della serata sono state poi trasposte nei giochi durante i centri estivi. Uno di questi giochi, ad esempio, è presentarsi a turno con un solo respiro, senza prendere fiato, dicendo più cose personali possibili. Aiuta a prendere consapevolezza di sé di fronte agli altri, confrontandosi con i propri limiti (che in questo caso è il non poter prendere fiato). Un'altra esperienza proposta è stata di 'urlare senza voce', cioè senza emettere suono. Anche senza grida è stupefacente vedere come il corpo si muove con la mimica particolare dell'urlo: un gioco che rivela come l'emozione emerga dal corpo anche senza voce".
Che riscontri ha avuto questa impostazione durante i campi estivi?
"Il feedback dagli educatori è stato molto positivo, soprattutto nei giorni successivi, durante la rielaborazione di quanto accaduto. A lato pratico hanno usato queste nuove conoscenze per affrontare casistiche particolari, appianando le differenze che sempre esistono tra soggetti diversi. Hanno lavorato per tenere coeso ogni gruppo, abili e non abili, femmine e maschi, bianchi e neri, per imparare a stare insieme riconoscendosi e accettando le reciproche differenze".