È partita nel 1983 e da allora non si è più fermata. La “corsa più grande del mondo” continua ad essere la grande protagonista dello sport per tutti, abbracciando in un’unica, originale formula, atleti professionisti e sportivi della domenica: stessa distanza di 12 e 4 km in tante città italiane ed estere, partenza per tutti allo stesso orario, unica classifica in base ai tempi compensati. E ogni anno, un tema per cui battersi: la pace, i diritti umani, il rispetto ambientale, l’uguaglianza sociale, la solidarietà tra i popoli. Perché la libertà (di correre) non sia un privilegio di pochi.
Vivicittà è soprattutto una corsa aperta a tutti, nessuno escluso. Lo dimostrano i numeri crescenti degli iscritti alla gara non-competitiva, che, di anno in anno, trasformano tutte le città partecipanti alla manifestazione in un grande palcoscenico di sport e divertimento senza barriere.
Vivicittà è stata la prima delle manifestazioni nazionali uisp a caratterizzarsi fortemente sui temi ambientali, dal 2009 è partita una sperimentazione ambientale mirata a rendere Vivicittà un evento sportivo ad impatto zero, sviluppata attraverso incontri di formazione e una serie di iniziative tese a ridurre, riciclare e riusare. Ad Arezzo tutto questo sarà possibile grazie alla collaborazione con Nuove Acque, che ci garantirà l'uso dell'acqua di rete e i bicchieri in materiale 100% riciclabile per il rifornimento degli atleti e Aisa che posizionerà nei tre punti ristoro delle bellissime quanto funzionali stazioni ecologiche, per non lasciare traccia del nostro passaggio.
Dal punto di vista tecnico, la caratteristica più importante di Vivicittà è la classifica unica, un’innovazione tuttora ineguagliata: partenza unica alle 10.30, percorso di 12 km e compensazione finale delle differenze di percorso nelle 38 città in cui si corre.
Nel 2013 l’Uisp porta avanti il suo impegno in Libano, una realtà difficile all’interno della quale la nostra organizzazione sta cercando di dare il suo contributo per favorire il dialogo e l’integrazione della vasta comunità palestinese, costretta a vivere in condizioni di estremo disagio, all’interno della società libanese.