"La spiaggia libera SPQR era una porta che doveva rimanere chiusa"

Il mare di Roma è tenuto in ostaggio da un ristretto gruppo di famiglie che, senza alcun bando pubblico, gestisce le principali spiagge di Ostia. Nella puntata di lunedì 7 maggio, la trasmissione di Rai Tre Report ha puntato i riflettori sulla parte che è rimasta finora in ombra, ma che in realtà è la più ricca e la più potente sul litorale romano. Protagonista dell’inchiesta giornalistica anche l’esperienza della “Spiaggia Libera SPQR”, assegnata con bando a Libera e UISP Roma nel 2014, sulla base di un’idea di gestione libera, pulita, trasparente della costa di Ostia.

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“La nostra spiaggia era una porta che doveva rimanere chiusa – commenta Gianluca Di Girolami, presidente UISP Roma – il nostro è stato un esperimento di diversità, in cui abbiamo creato la possibilità di un modello diverso: no cancelli, no muri, no cemento, acqua pubblica, contratti in regola, scontrini, tentativo di dialogo con l’amministrazione. Non abbiamo preso in gestione quello spazio contro qualcuno, abbiamo solo fatto quello che sappiamo fare: ci siamo presentati a bando con un progetto per realizzare qualcosa di bello, che è stato approvato. Ma non abbiamo riconosciuto il modello imprenditoriale vigente, un modello di potere e controllo del territorio, complesso, articolato e stratificato. Non essendo assimilabili da quel contesto siamo stati eliminati”.

Marco Genovese, di Libera, è intervenuto nel servizio del giornalista Giorgio Mottola, descrivendo tutta la vicenda di cui sono stati involontariamente protagonisti Uisp e Libera. “A un certo punto sembrava che l'unico problema di Ostia fosse la spiaggia di UISP e Libera – dice Genovese – Dopo la campagna di stampa scatenata contro di noi abbiamo subito chiesto un incontro con il Municipio è quello che è accaduto in questo incontro ci ha lasciato quantomeno stupiti: un dirigente del Municipio ha tirato fuori un documento di sei anni prima che chiede ai precedenti gestori di abbattere un manufatto abusivo presente su questa spiaggia e di farlo entro 30 giorni. Questo documento del 2010 non era mai apparso precedentemente, né nel bando, né alla firma della convenzione". A quel punto Libera e UISP, sfinite, decidono di lasciare la spiaggia e abbandonare il progetto, dichiarando la nullità della convenzione.

“A Ostia è in corso un lento percorso di verità, di cui l’inchiesta di Report è un tassello, che speriamo sia anticamera di un percorso di giustizia – prosegue Di Girolami - Ci auguriamo che quanto accaduto in quei mesi faccia riflettere soprattutto i soggetti che ci hanno attaccato in maniera immotivatamente feroce, facendo trapelare una sorta di disprezzo verso quell’esperienza. È stata messa in atto la delegittimazione di un’idea ma senza alcuna possibilità di confronto: questo soprattutto ci ha messo paura in quella fase. L’odio e la volontà di colpire che sono stati scatenati su di noi tuttora ci appaiono ingiustificati se non vengono collocati in un quadro d’interessi. Dalla trasmissione emerge come dentro Ostia ci siano interessi che combattono per perpetuarsi, e noi, con la nostra idea di mare accessibile e recupero dello spazio urbano, eravamo un problema”. (www.uisp.it - Elena Fiorani)