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Concluso il progetto di Uisp e Svimez sui costi della sedentarietà

Una ricerca con il sostegno di Sport e Salute per analizzare gli effetti della insufficienza di attività motoria

 

Si è concluso il progetto di ricerca “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”, che Uisp e Svimez-Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno hanno condotto nel 2021 con il sostegno di Sport e Salute. I partner hanno realizzato una ricerca sulle abitudini sportive degli italiani, che sarà utile per il supporto alle decisioni dei policy maker di ambito sportivo. I risultati e il rapporto conclusivo verranno presentati all'inizio del prossimo anno.

Per raccogliere le informazioni sono stati somministrati due questionari ed elaborati i risultati per indagare sulle abitudini di attività fisica di un campione rappresentativo della popolazione del Mezzogiorno: uno per la fascia d'età 3-15 anni ed un altro per la fascia 16-90 anni.

Nel contesto europeo l’Italia si caratterizza per un livello abbastanza alto di attività fisica giornaliera praticata nel tempo libero. Secondo dati ISTAT (2019) l’Italia dedica circa 33’ al giorno all’attività fisica (sport e/o passeggiate) posizionandosi al quinto posto della graduatoria, pari merito con l’Austria, dopo Spagna (45’), Finlandia e Lussemburgo (35’). L’attitudine alla pratica sportiva non è omogenea nelle diverse regioni del Paese anche, probabilmente, per una differente disponibilità di strutture organizzate, di servizi e facilities, di personale specializzato. Nord-est e Nord-ovest sono le ripartizioni geografiche con la quota più elevata di praticanti intorno al 40% seguite dal Centro con il 35% circa. Nelle regioni meridionali e insulari, invece, i livelli di pratica sportiva si attestano intorno al 25%.

Pesano nella diffusione della pratica sportiva anche le disuguaglianze socioculturali: la quota di coloro che praticano sport è intorno al 50% fra i laureati, scende al 35% tra i diplomati, al 20% tra chi ha il diploma di scuola  media inferiore, per attestarsi sotto il 10% fra coloro che hanno la licenza elementare o nessun titolo di studio.

Tra gli obiettivi della ricerca c’era la verifica della correlazione tra attività fisica e sedentarietà rispetto alle condizioni di offerta e domanda delle diverse regioni italiane, con particolare riferimento al Mezzogiorno. Tra gli ob obiettivi c'era, inoltre, la stima dell’impatto economico del fenomeno della sedentarietà sul sistema sanitario nazionale, attraverso l’impiego di tecniche statistiche-econometriche. Infine, sono stati approfonditi i gap che riguardano l’attitudine alla pratica sportiva tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. 

Nel mese di marzo Svimez ha chiuso il Rapporto intermedio della ricerca. “La ricerca intende indagare le differenze territoriali della pratica sportiva e le conseguenze sugli stili di vita e il relativo costo sociale ed economico sulla collettività - si legge nelle conclusioni al rapporto intermedio - Tali considerazioni forniscono indicazioni su quanta parte di questo gap è legato ad un deficit dal lato dell’offerta (infrastrutture sportive) o della domanda (abitudini socioculturali) consentendo di aumentare la conoscenza specifica del settore e suggerendo indicazioni di policy utili ad incrementare le azioni per la promozione dell’attività fisica e quindi del benessere dei cittadini”. 

“L’Italia, nel contesto europeo, si caratterizza per un livello abbastanza alto di attività fisica giornaliera praticata nel tempo libero - scrivono i ricercatori - Secondo dati ISTAT (2019) l’Italia dedica circa 33’ al giorno all’attività fisica (sport e/o passeggiate) posizionandosi al quinto posto della graduatoria, pari merito con l’Austria, dopo Spagna (45’), Finlandia e Lussemburgo (35’). L’attitudine alla pratica sportiva non è omogenea nelle diverse regioni del Paese e il lavoro ha confermato il gap Nord-Sud facendo emergere le seguenti evidenze rispetto all’anno 2019". (a cura di Elena Fiorani)

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