Progetti

Infanzia e giovani

La socializzazione sportiva avviene nei primissimi anni dell'infanzia, in cui per il bambino il movimento rappresenta una espressione naturale ed è esposto alle suggestioni di uno sport che stimola la fantasia e i sogni, fornisce miti e motivi di emulazione; in questa fase i bambini sono accompagnati e sostenuti dalle famiglie. Un modello che contiene però anche fenomeni distorsivi come il campionismo, la ricerca della vittoria a tutti i costi, la specializzazione precoce. Successivamente nell'età adolescenziale, nel momento in cui i ragazzi sono in grado di far valere il proprio punto di vista nei confronti degli adulti e della famiglia, matura spesso l'idea del distacco dalla pratica sportiva.

Il drop-out, dunque, caratterizza in particolare la fascia d'età 13–16 anni con un tasso che si attesta intorno al 30%, ed è trasversale a tutte le discipline sportive. I fattori che determinano questo distacco sono molteplici, l’interferenza con lo studio, lo svilupparsi di altri interessi, il tempo trascorso tra social network e videogames (secondo una ricerca della SPI -Società Italiana di Pediatria - 4 mesi su 12 vengono impiegati dai giovani in questa fascia d'età con un uso ossessivo degli smartphone), la difficile organizzazione degli spazi urbani, l’accesso limitato ad aree adeguate, un insufficiente supporto educativo. Ma pesa anche il rifiuto e l’intolleranza verso modelli sportivi proposti nell’infanzia caratterizzati da una forte componente competitiva e selettiva, che inducono nei ragazzi, unitamente alle pressanti aspettative di genitori e allenatori, un senso di frustrazione e di inadeguatezza.

Al contempo la complessità e i ritmi della quotidianità pongono degli ostacoli all’adozione di buone pratiche: i cambiamenti economici, tecnologici, sociali e culturali intercorsi negli ultimi 50 anni, hanno determinato una vera e propria rivoluzione nei modi di vita giornalieri dell’uomo: dagli spostamenti per lo più a piedi all’utilizzo massiccio dei trasporti pubblici o privati; dal cibo preparato con cura e consumato in famiglia ai pasti fuori casa, oltre al tempo sempre maggiore dedicato al computer e ai videogiochi. Tutto questo si riflette sui modelli di vita di bambini e adolescenti, che non acquisiscono più motivate abitudini ad una vita attiva e sana (teniamo conto che già in età scolare – 6/10 anni – la percentuale dei sedentari è del 23% come testimonia il Libro bianco dello sport italiano del 2012. Per di più, nell'adolescenza, uno stile di vita sedentario non comporta solamente implicazioni negative sulla salute fisica, ma anche sullo sviluppo cognitivo e psicosociale.

In questo quadro, un’associazione dello sport per tutti come l’UISP può giocare un ruolo sociale propositivo, partendo da un lato dal suo patrimonio di esperienze e buone pratiche diffuse sul terreno degli stili di vita attivi e, dall’altro, nell’area delle politiche educative e degli interventi nella scuola e nell’extra-scuola. E' infatti, riconosciuto che l’agevolazione della pratica sportiva e la diffusione della cultura sportiva tra i giovani può svolgere un ruolo fondamentale nel favorire comportamenti sostenibili e salutari di tutte le fasce d’età della popolazione, favorendo il recupero all'attività motoria e l’adozione di stili di vita attivi. Le varie indagini multiscopo condotte a livello internazionale negli ultimi anni, dimostrano, infatti, l’importanza della prevenzione nelle età giovanili, quando possono iniziare stili di vita dannosi per la salute.

Tutti i progetti che UISP realizza per l'infanzia e i giovani sono contraddistinti dalla scelta metodologica di sviluppare un approccio intersettoriale che coinvolga tutti gli attori sociali in una logica di rete (scuola, operatori socio-sanitari, esperti, enti locali, associazioni) e di promuovere la peer education, che favorisce nei giovani un ruolo attivo e propositivo e incentiva una graduale "presa in carico" o autogestione delle attività da parte dei giovani stessi. Tale approccio, tra i risultati di lungo periodo, consente ai giovani di sviluppare riflessioni e acquisire conoscenze in piena autonomia, trasformandole in convinzioni e riferimenti valoriali che rimarranno come loro patrimonio.

 L’Uisp, ha quindi avviato da anni in un percorso coerente di campagne poliennali preventive di sensibilizzazione per bambini e famiglie (“Diamoci una mossa”, “Pronti, partenza, via!”), inserendosi nel programma Guadagnare salute del Ministero, con ottimi risultati validati scientificamente e una serie di progetti rivolti a i giovani basati su attività destrutturate, postmoderne, come il parkour,  la street dance, l’hip hop, gli sport della glisse (scivolamento), monopattini, lo snowboard, le giocolerie, attività queste che rispondono ai loro bisogni espressivi e di movimento.

 

Child Safeguarding

L’Uisp vuole essere un’organizzazione sicura per le bambine, i bambini e gli adolescenti.

L’Uisp ha specificatamente affrontato il tema dell’adozione di modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e di codici di condotta a tutela dei/delle minorenni, sin dal 2003. Grazie alla collaborazione con Save the Children l’Uisp ha poi adottato, dal 2012, una sua Policy per la tutela dei minorenni nello sport e ha aderito successivamente al “Manifesto 10 in condotta”, percorso centrale per la protezione dell’infanzia e dell’adolescenza e nella promozione dei diritti dei bambini.

La Uisp ha così sviluppato proprie politiche di Safeguarding per la tutela di bambine, bambini, adolescenti e per la prevenzione e il contrasto di ogni forma di abuso, molestia, violenza di genere o discriminazione, e di un codice di condotta per costruire ambienti sicuri e rispettosi della dignità dei corpi. Tali politiche contengono elementi sanzionatori ma soprattutto comportamenti proattivi.

L’attenzione è posta anche sulla formazione. L’Uisp, infatti, sensibilizza tutta la rete associativa sui temi dell'abuso e della violenza, sin dal 2017, quando ha inserito la Policy di Child Safeguarding tra i temi delle Unità Didattiche di Base, obbligatorie per tutti i percorsi formativi associativi.

Sul fronte delle procedure interne, la Uisp si è dotata di un Safeguarding officer Nazionale e ha previsto, in ogni sodalizio, la nomina di un responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni. Inoltre, i collaboratori – volontari e retribuiti – e i dirigenti dell’Uisp e delle associazioni e società sportive affiliate sono tenuti a sottoscrivere la “Dichiarazione di assunzione dell’impegno a rispettare le Politiche di Safeguarding” prima o al momento della firma di un contratto di lavoro o di una prestazione volontaria.

Per dare gambe a tali politiche, Uisp si è impegnata, in qualità di partner, nell’implementazione del progetto “STePS, un passo avanti per la costruzione di un Sistema di Tutela e Protezione dei minori nello Sport”, promosso da Save the Children, con il contributo del Dipartimento per le politiche della famiglia, e realizzato in collaborazione con CSI.