Progetti

Infanzia e giovani

La socializzazione sportiva avviene nei primissimi anni dell'infanzia, in cui per il bambino il movimento rappresenta una espressione naturale ed è esposto alle suggestioni di uno sport che stimola la fantasia e i sogni, fornisce miti e motivi di emulazione; in questa fase i bambini sono accompagnati e sostenuti dalle famiglie. Un modello che contiene però anche fenomeni distorsivi come il campionismo, la ricerca della vittoria a tutti i costi, la specializzazione precoce. Successivamente nell'età adolescenziale, nel momento in cui i ragazzi sono in grado di far valere il proprio punto di vista nei confronti degli adulti e della famiglia, matura spesso l'idea del distacco dalla pratica sportiva. Il drop-out, dunque, caratterizza in particolare la fascia d'età 13–18 anni con un tasso che sfiora il 20%  I fattori che determinano questo distacco sono molteplici, l’interferenza con lo studio, lo svilupparsi di altri interessi, la difficile organizzazione degli spazi urbani, l’accesso limitato ad aree adeguate, un insufficiente supporto educativo. Ma pesa anche il rifiuto e l’intolleranza verso modelli sportivi proposti nell’infanzia caratterizzati da una forte componente competitiva e selettiva, che inducono nei ragazzi, unitamente alle pressanti aspettative di genitori e allenatori, un senso di frustrazione e di inadeguatezza       

Al contempo la complessità e i ritmi della quotidianità pongono degli ostacoli all’adozione di buone pratiche: i cambiamenti economici, tecnologici, sociali e culturali intercorsi negli ultimi 50 anni, hanno determinato una vera e propria rivoluzione nei modi di vita giornalieri dell’uomo: dagli spostamenti per lo più a piedi all’utilizzo massiccio dei trasporti pubblici o privati; dal cibo preparato con cura e consumato in famiglia ai pasti fuori casa, oltre al tempo sempre maggiore dedicato al computer e ai videogiochi. Tutto questo si riflette sui modelli di vita di bambini e adolescenti, che non acquisiscono più motivate abitudini ad una vita attiva e sana (teniamo conto che già in età scolare – 6/10 anni – la percentuale dei sedentari è del 23% come testimonia il Libro bianco dello sport italiano del 2012. Per di più, nell'adolescenza, uno stile di vita sedentario non comporta solamente implicazioni negative sulla salute fisica, ma anche sullo sviluppo cognitivo e psicosociale.

In questo quadro, un’associazione dello sport per tutti come l’UISP può giocare un ruolo sociale propositivo, partendo da un lato dal suo patrimonio di esperienze e buone pratiche diffuse sul terreno degli stili di vita attivi e, dall’altro, nell’area delle politiche educative e degli interventi nella scuola e nell’extra-scuola. E' infatti, riconosciuto che "l’agevolazione della pratica sportiva e la diffusione della cultura sportiva tra i giovani può svolgere un ruolo fondamentale nel favorire comportamenti sostenibili e salutari di tutte le fasce d’età della popolazione, favorendo il recupero all'attività motoria e l’adozione di stili di vita attivi. Le varie indagini multiscopo condotte a livello internazionale negli ultimi anni, dimostrano, infatti, l’importanza della prevenzione nelle età giovanili, quando possono iniziare stili di vita dannosi per la salute

Tutti i progetti che UISP realizza per l'infanzia e i giovani sono contraddistinti dalla scelta metodologica di sviluppare un approccio intersettoriale che coinvolga tutti gli attori sociali in una logica di rete (scuola, operatori socio-sanitari, esperti, enti locali, associazioni) e di promuovere la peer education, che favorisce nei giovani un ruolo attivo e propositivo e incentiva una graduale “presa in carico “ o autogestione delle attività da parte dei giovani stessi. Tale approccio, tra i risultati di lungo periodo, consente ai giovani di sviluppare riflessioni e acquisire conoscenze in piena autonomia, trasformandole in convinzioni e riferimenti valoriali che rimarranno come loro patrimonio.

 L’Uisp, ha quindi avviato da anni in un percorso coerente di campagne poliennali preventive di sensibilizzazione per bambini e famiglie (“Diamoci una mossa”, “Pronti, partenza, via!”), inserendosi nel programma Guadagnare salute del Ministero, con ottimi risultati validati scientificamente e una serie di progetti rivolti a i giovani basati su attività destrutturate, postmoderne, come il parkour,  la street dance, l’hip hop, gli sport della glisse (scivolamento), monopattini, lo snowboard, le giocolerie, attività queste che rispondono ai loro bisogni espressivi e di movimento.