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My sport is Franja: Intervista all'artista e pittore Guido Coletti

Tra le tante iniziative che verranno organizzate nell'ambito del progetto europeo "My Sport si Franja, la mia bici, la mia cultura, il mio Collio" spicca la mostra d'arte che si terrà nella Sala Civica di Cormons sabato 6 maggio. Parliamo in anteprima assoluta con il protagonista della mostra: l'artista Guido Coletti.

1) Partiamo da lei: come si definisce? Un artista, un pittore, un visionario, un uomo di mondo?

Diciamo che io tento di fare l’artista, poi la definizione corretta di quello che sono e di quanto valgo devono darmela gli altri. Posso però aggiungere che ogni artista che fa il suo lavoro seriamente e con passione è anche un visionario. Mi spiego meglio: credo che l’arte significhi nuova espressione e una ricerca continua per dare ad altri nuove informazioni, nuovi modi di pensare e di interpretare la vita. Tutta la mia ricerca artistica, la mia poetica, nasce dalla ricerca sulla materia, perché non è essa ad essere violenta, ma l’uso che l’uomo ne fa.

2) Il progetto “My Sport is Franja” ha come sottotiolo “La mia bici la mia cultura”, lei è stato chiamato dalla Uisp per l’aspetto culturale, ci definisca il suo modo di interpretare la cultura e l’arte?

La cultura è un elemento fondamentale della nostra vita e io cercherò di portare la mia poetica a tutti i partecipanti alla manifestazione a Cormons. L’intendo è di trasmettere un nuovo messaggio, nuove informazioni, un nuovo modo di interpretare quello che vediamo ogni giorno. Specifico anche che non voglio veicolare un messaggio particolare ,ma esso deve essere mutuato dalla cultura del fruitore. Un segno per una persona può apparire in un modo e per un'altra può avere un significato differente, a volte anche opposto. E' questo il bello dell’arte.

 3) Quali sono le opere a cui è più affezionato e perché?

Non ci sono opere particolari, casomai è quella che devi ancora realizzare quella che ti appassiona di più. Io lavoro per percorsi: ad esempio ora lavoro con la polvere da sparo, prima con la foglia d’ora, prima ancora mi focalizzavo sulle terre bruciate, ci sono dei periodi nella vita dell’artista nei quali si affronta un determinato tema. Quindi sono le tematiche, piuttosto che le opere, quelle che mi appassionano.

 4) Lei ha viaggiato molto, quali sono i luoghi, o la gente che ricorda con più piacere?

Tutti i nativi finché non sono contaminati sono delle popolazioni splendide. Il guaio è quando arriva la cosiddetta “cultura occidentale”, che contamina immediatamente i nativi perché loro vogliono imitarci, perdendo così la loro purezza originale. Io ho visto l’Oriente, le Americhe, ma resto legato alla cultura orientale e in particolare ai paesi buddisti, perché questa religione è molto tollerante e vicina alla natura, anche, se non soprattutto, perché bandiscono la violenza. 

5) In cosa il Friuli Venezia Giulia, e in questo caso il Collio, si differenzia dagli altri posti che ha visitato?

Ogni terra ha le sue prerogative, è difficile fare una comparazione. Anche il Collio ha delle piccole peculiarità, è un terra “in fieri”, che dal mio punto di vista deve organizzarsi meglio e votarsi maggiormente al turismo, perché ha una potenzialità finora inespressa. Prendendo esempio anche dalla vicina Brda, in cui ad esempio ci sono già parecchie piste ciclabili e annualmente vengono organizzati ritrovi di arte a livello europeo. Il punto sta in una maggior comunicazione al di là del localismo e il progetto “My sport is Franja” mi sembra l’occasione adatta.

6) Arte, bicicletta, cultura, cicloturismo. Concetti slegati tra loro, oppure è possibile rintracciare un filo conduttore?

L’arte non è mai slegata da niente, perché se noi camminiamo siamo sempre a contatto con l’arte, soprattutto in Italia. L’arte dovrebbe far parte di tutte le manifestazioni, anche di quelle sportive, perché aumenta la cultura. Si cresce insieme, con la cultura come traino. Non deve più esiste il concetto che “o si fa questo oppure quest’altro”, ma per avere successo è necessario creare un insieme che completi la vita quotidiana. Per fare il primo esempio che mi viene in mente la Tv trasmette troppa poca arte, e questo non va bene soprattutto per la Tv di stato. Facendo così l’arte rimane sconnessa dalla vita, anche se è evidente che sono legate indissolubilmente.   

Daniele Tomat

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