SCALE-Social Cohesion through Accessible Learning Environments è un progetto finalizzato a promuovere l’accesso ai servizi educativi e all’inclusione sociale di bambini siriani e libanesi vulnerabili e con disabilità, garantendo strutture scolastiche accessibili ed inclusive e ambienti protetti, creati mediante azioni ludico/ricreative che coinvolgano le comunità nelle aree meta. Il progetto è finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, capofila del progetto è We World-GVC e l’Uisp ha messo a disposizione esperti e formatori per l'implementazione delle attività sportive nelle scuole libanesi.
Nell’ambito delle azioni del progetto, dal 15 al 29 febbraio Loredana Barra, dell’Uisp Sassari, e Vincenzo Spadaro, Uisp Iblei, sono stati in Libano per la formazione di insegnanti, genitori e operatori sociali di due territori: Tall Bire e Bebnine, nel Governatorato di Akkar, e Nabi Osmane, nel Governatorato di Baalbek-Hermel.
“La nostra missione è stata suddivisa in due parti – racconta Vincenzo Spadaro - i primi giorni siamo stati nel nord, nel governatorato di Akkar, dove abbiamo tenuto corsi di formazione esperienziali e pratici, partendo da giochi inclusivi. Infatti, il tema della formazione era gioco, sport e inclusione: a Tall Bire siamo stati ospitati in uno spazio del comune e abbiamo svolto la formazione con insegnanti, genitori e social worker (operatori sociali), in tutto nove ore di formazione rivolte a circa 30 persone. Alla fine del percorso i partecipanti hanno organizzato un evento con i bambini e creato giochi per loro, e noi abbiamo svolto la supervisione”.
“Per la seconda parte ci siamo spostati nella Bekaa, un territorio più impegnativo perché al confine con la Siria, infatti qui ci sono molti campi profughi – prosegue Spadaro - abbiamo lavorato in una scuola proponendo lo stesso format: tre giorni di formazione e alla fine l’evento per i bimbi. La scuola ha una dirigente molto attiva che ci ha permesso di lavorare bene. All’inizio abbiamo incontrato un po’ di resistenza, si tratta di contesti particolari con esigenze legate alle minoranze religiose, è una società strutturata su queste suddivisioni che vanno rispettate in tutti gli ambiti. Per me è stata la prima missione in Libano: sono molto soddisfatto dei contenuti che abbiamo potuto trasmettere e del team composto con Loredana. Abbiamo incontrato limiti oggettivi legati al territorio e agli spazi a nostra disposizione, lavorando spesso con materiali di recupero, ma la reazione è stata ottima, facendoci comprendere l’importanza della nostra presenza. Era prevista una seconda missione dal 15 al 29 marzo, che ovviamente è saltata a causa dell’emergenza coronavirus e che speriamo avremo occasione di recuperare”. Vincenzo Spadaro ha scritto un diario della sua esperienza in Libano in un blog che è visitabile a questo link
Il lavoro di preparazione è partito in luglio, per pianificare un piano di formazione in linea con i bisogni della scuola pubblica libanese: “Per noi è stata la prima esperienza realizzata nell’ambito della scuola – racconta Loredana Barra – finora avevamo lavorato sempre nei campi profughi e in situazioni informali. Abbiamo studiato un piano formativo legato ai programmi della scuola libanese, con l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale attraverso la sperimentazione di attività che mettano in pratica la legge libanese del 2017, che prevede l’inclusione scolastica dei bambini con disabilità fisica, mentre fino a pochi anni fa c’erano solo scuole speciali a pagamento, quindi accessibili a pochi. Tuttora i bambini con disabilità non frequentano la scuola abitualmente anche per questioni di accessibilità. In questo Paese la disabilità è vista come una punizione di Dio, c’è vergogna e timore da parte delle famiglie”.
“Noi abbiamo cercato di creare un programma che desse strumenti operativi agli insegnanti attraverso il movimento e lo sport – prosegue Barra – ad Akkar abbiamo trovato una situazione favorevole, con i genitori separati dagli insegnanti, in quanto gruppi che hanno esigenze e compiti diversi nella cura di un bambino con disabilità. I genitori necessitano di un sostegno alla genitorialità, e qui abbiamo messo in campo anche la nostra esperienza personale, mentre per gli insegnanti sono stati utilizzati aspetti più tecnici e teorici. In Beeka abbiamo lavorato con genitori insegnanti, operatori sociali e rappresentanti ministeriali. Questo ha reso difficile la gestione dell’aula, con diversi gruppi che avevano interessi diversi, ci siamo dovuti organizzare alla giornata, è stato un lavoro molto faticoso ma che ci ha dato molta soddisfazione”.
Su che contenuti vi siete concentrati nella vostra formazione?
“Abbiamo insistito sul movimento come strumento trasversale di apprendimento – risponde Loredana Barra - in Libano l’organizzazione scolastica è molto diversa: noi nella scuola primaria abbiamo una formazione globale in cui è più facile inserire il movimento in modo trasversale nelle varie discipline, invece loro hanno una formazione disciplinaristica anche per le primarie. Il nostro obiettivo è stato piantare un piccolo seme, in un contesto in cui l’unico movimento che i bambini fanno è quello della ricreazione, quindi senza obiettivi né indicazioni. Il nostro intento è stato far capire come, attraverso giochi di movimento, si potessero intercettare discipline particolari, oltre a trasmettere competenze di relazione, unione e coesione sociale. Abbiamo valorizzato la funzione disciplinare dello sport, le competenze che possono essere raggiunte con lo sport, cercando di ottenere memorie di benessere legate a contenuti disciplinari. L’abbiamo sperimentato con la matematica, la lingua, le scienze e il messaggio è stato percepito: infatti, abbiamo avuto molte richieste di mantenerci in contatto per fornire loro attività di movimento e sport che includano le attività didattiche, per fare movimento anche durante le altre ore disciplinari. Hanno capito che è possibile far fare movimenti coerenti e consapevoli al bambino, e che il gioco può essere anche guidato”.
“È stato un lavoro di grande soddisfazione – conclude Barra - educare un bambino significa accompagnarlo in un percorso che è molto lungo, così deve succedere in Libano: non si può pensare che una formazione cambi il modo di vedere le cose, ma abbiamo buttato dei semini, se la formazione avesse potuto continuare avremmo potuto vedere i cambiamenti, noi ne abbiamo avuto la percezione già dall’interesse dimostrato dagli insegnanti, dalle domande che ci hanno rivolto, dai primi passi che hanno cominciato a compiere in questo senso nelle loro giornate scolastiche”.
Greta Fattori, capo progetto di WeWorld-GVC, aggiunge: “La missione dell'Uisp ha visto la partecipazione attiva non solo del nostro staff locale, ma anche di insegnanti, direttori scolastici, operatori sociali e genitori dei bambini delle tre scuole pubbliche. L’esperienza formativa implementata dal gruppo Uisp, Loredana e Vicenzo, è stata un'esperienza molto arricchente per tutti questi beneficiari coinvolti direttamente o indirettamente nel training e coronata da un momento gioioso ed estremamente positivo di replica, mettendo in pratica quanto appreso dall’esperienza formativa insieme ai bambini delle scuole coinvolte".
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