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Ai Mondiali Antirazzisti l'Uisp ha riflettuto su inclusione e migrazione

Nel pomeriggio di venerdì 7 luglio si sono svolti due convegni nello spazio della piazza antirazzista a Bosco Albergati: la presentazione del progetto SportAntenne e la tavola rotonda sull'emergenza migratoria e il ruolo delle ONG.

Lo sport può rappresentare un eccezionale volano in chiave antirazzista e solidale. E’ questo lo spirito che muove “SportAntenne”, l’iniziativa targata Uisp presentata nel contesto dei Mondiali Antirazzisti in scena in questi giorni a Bosco Albergati, nel Modenese, e che vede il coinvolgimento di ben 16 comitati territoriali Uisp di tutta Italia. Il progetto è stato illustrato da Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali e cooperazione Uisp: “Le antenne che rappresentano il nostro progetto sono quelle degli operatori città per città, pronti a segnalare episodi di razzismo e discriminazione, non necessariamente legati all’ambito sportivo”, ha spiegato Balestri. Durante il convegno sono stati portati ad esempio i casi di Firenze e Vicenza, con i referenti che hanno portato ad esempio alcune disparità di atteggiamento, come quelle che riguardando talvolta i proprietari di case: “E’ inaccettabile che si selezioni gli inquilini a seconda della nazionalità o del colore della pelle. Con “SportAntenne” puntiamo l’indice contro questi atteggiamenti, per sradicare luoghi comuni e pregiudizi”.

Un dibattito quanto mai attuale quello che svolto successivamente sul tema della gestione dell’emergenza dei flussi migratori e del ruolo delle ONG. A dare voce al dibattito sono stati Stefano Liberti (Internazionale), Silvia Stilli (AOI), Giovanni Lattanzi (GUS), Filippo Fossati (parlamentare), Cecile Kyenge (MEP) mentre a moderare il dibattito è stata Margherita Romanelli (GVC). 
L’intervento ha permesso di mettere in luce il lavoro delle tante ONG che in Italia sono coinvolte nella gestione di emergenza di migranti e che di recente sono state bersaglio di critiche pesanti da parte dei media. “Uno dei problemi più seri – ha detto Filippo Fossati – è stata la creazione di migranti di serie A, quelli provenienti da zone di guerra e migranti di serie B, i cosiddetti migranti economici, quelli che decidono di partire per problemi legati al clima o alle persecuzioni. Accorciare i tempi per la richiesta d’asilo è necessario e inserire un permesso di soggiorno di lavoro. Questo eviterebbe le troppe tragedie e conseguentemente eliminerebbe il problema degli scafisti”. 

Stefano Liberti ha insistito sul problema della narrazione dell’emergenza migratoria sostenendo che il linguaggio ha risentito del clima di ignoranza e paura. “Sono d’accordo con Liberti – ha detto Silvia Stilli – per la questione del linguaggio, occorre riportare la luce sulla storia delle persone, riprendere il filo della narrazione, essere presenti come ONG sui tavoli della politica”. “La narrazione – ha continuato Giovanni Lattanzi – deve partire dalle scuole, nei teatri, nei luoghi di cultura. Occorre inoltre professionalizzare la figura dell’operatore d’accoglienza, inserirlo in un albo e dargli dignità. Allo stesso tempo occorre togliere alle prefetture molto potere e dare la possibilità alle ONG serie di gestire con le proprie competenze questa crisi”. 
“Salvare le vite umane – ha detto Cecile Kyenge - stare dalla parte delle ONG, se sono lì nel mediterraneo vuol dire che stanno colmando il vuoto della politica. Perché succede? Occorre che la politica faccia un esame di coscienza”. (di Fabio Spaterna, redazione Uisp Lombardia, e Ilaria Cumali, redazione Uisp Emilia Romagna)

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