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"Percorsi Indysciplinati": compiuta la prima tappa

Il progetto nazionale Uisp si è concluso ma è solo l'inizio di un viaggio di avvicinamento al mondo degli adolescenti

Con l’evento finale del progetto nazionale “Percorsi indysciplinati” si è conclusa la prima tappa di un percorso che vuole avvicinare l’Uisp al mondo dei giovani, e degli adolescenti in particolare, provando a cambiare linguaggio e approccio allo scopo di avvicinarsi ai codici comunicativi dei ragazzi.

Il progetto realizzato con il sostegno della legge 383 di promozione sociale, ha coinvolto nell'arco di un anno dieci città, Barletta, Bergamo, Genova, Lanusei, Messina, Padova, Pisa, Reggio Emilia, Torino, Trieste con l'obiettivo di incidere positivamente sugli stili di vita dei ragazzi e contrastare il drop out sportivo in questa fascia d'età, attraverso la pratica di sport di strada (parkour, skate, giocoleria, danza urbana, street basket, graffitismo) sia a scuola che in orario extracurriculare. La sperimentazione si è basata sulla co-progettazione con gli studenti: in particolare i ragazzi hano assunto un ruolo attivo e propositivo prendendo parte alla progettazione e allo sviluppo delle attività di strada fino all’organizzazione e autogestione di performances, contest ed eventi locali.

Sabato 28 giugno si sono incontrati a Roma gli operatori e i coordinatori del progetto per un momento di condivisione e confronto rispetto all'esperienza vissuta.
“A conclusione dell'iter progettuale abbiamo voluto creare un’occasione per condividere il lavoro svolto in questi mesi, analizzando le peculiarità di ogni sperimentazione locale, i punti di forza e di debolezza delle attività proposte. I partecipanti hanno presentato la loro esperienza, sicuramente i risultati raggiunti sono coerenti con gli obiettivi che  ci eravamo fissati e noi abbiamo garantito che continueremo a seguire il progetto nelle tappe successive, perché vogliamo che non si spengano le aspettative create nei ragazzi”, afferma Daniela Rossi, responsabile del progetto, che ha seguito lo sviluppo progettuale con Silvia Saccomanno, coordinatrice del progetto.


“Dai racconti e dai bilanci che abbiamo raccolto dalle città emerge un dato molto positivo: - afferma Saccomanno - tutti proseguiranno nell'esperienza, anche se con diverse modalità, a scuola nei casi in cui queste abbiano dato disponibilità a supportare le attività durante il prossimo anno, o con laboratori sperimentali nell'extra scuola. Oltre a diventare un punto di riferimento per i ragazzi, tra i quali abbiamo registrato un grande entusiasmo,  i comitati hanno saputo fare rete sul territorio con tutti quei soggetti, associazioni, scuole e istituzioni, a vario titolo impegnate nel mondo dell'adolescenza”. 
“Per l’Uisp creare un rapporto con giovani e adolescenti non è semplice – spiega Daniela Rossi - è necessario cambiare linguaggi e paradigmi. Questa proposta ha avuto contenuti e profilo nuovi che, anche se non consolidati nell'Uisp, sono riusciti a raggiungere l’obiettivo di rendere i ragazzi davvero protagonisti. Nella prima fase gli studenti sono stati introdotti dagli operatori Uisp nel mondo delle pratiche di strada, poi sono andati avanti dando vita a vere e proprie crew in cui riconoscersi e a cui scegliere di appartenere, arrivando infine ad organizzare e gestire come educatori di strada gli eventi finali locali. La vera difficoltà è stata nel predisporsi al rapporto con il gruppo dei giovani cercando modalità diverse e innovative: grazie a questo progetto siamo riusciti ad inaugurarle, è solo l'inizio di un cammino, ma ci sono tutti i presupposti per andare avanti, stabilizzando i rapporti con i gruppi nati con Indysciplinati”.

“È per noi motivo di grande soddisfazione che tutti i soggetti coinvolti abbiano evidenziato la qualità delle proposte Uisp sul territorio. Gli operatori non hanno avuto un’impostazione tecnicista, c'è stato invece un meccanismo di coinvolgimento dei ragazzi nella filosofia del progetto a partire dall'ascolto delle loro esigenze e dei loro bisogni. I laboratori hanno puntato sull’espressività e la creatività, partendo dal gioco e permettendo ai ragazzi di esprimersi liberamente. C’è un pregiudizio che accompagna queste attività non strutturate, spesso viste con preoccupazione e sospetto, penso ad esempio al parkour considerato da molti come pericoloso: possiamo affermare di essere riusciti, almeno nelle nostre città, a rimuoverlo mettendo in campo passione e competenze con un'occhio di rigardo al tema della sicurezza”, afferma Silvia Saccomanno. 

Quali saranno i prossimi passi?
“É una delle prime volte in cui siamo sicuri che sia solo la prima tappa - conclude Rossi - la prossima sarà quella di individuare, almeno in alcune città, aree che possano essere messe stabilmente a disposizione dei ragazzi per le loro attività. La sfida è complicata, ma tutti i soggetti coinvolti sono molto determinati. Acquisire degli spazi da ridisegnare insieme ai ragazzi per le proposte indysciplinate sarebbe il vero salto di qualità, servirebbe a creare un pezzo di città accogliente per questi ragazzi, e non respingente come sono spesso le nostre città. Dovremmo essere capaci di coinvolgere i ragazzi nella creazione e riqualificazione degli spazi, come è stato nella progettazione delle attività laboratoriali che sono state programmate sulla base delle loro esigenze, dando vita a gruppi coesi e attivi”.
A breve sarà ultimato il video che raccoglie e narra le storie delle dieci città in maniera approfondita, e verrà presentato il report di monitoraggio, portato avanti da Antonio Borgogni, Simone Di Gennaro e Marica Ciccarelli, realizzato attraverso questionari, focus, interviste e incontri con i ragazzi e gli operatori. (E.F.)

 

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