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"Abili per lo sport": bilancio del progetto Uisp

Le attività sono intervenute nell'area del disagio mentale, proponendo lo sport come parte della terapia. Bene la valutazione

“Abili per lo sport”, il progetto Uisp finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari opportunità, che si è proposto di migliorare la qualità della vita degli utenti dei servizi territoriali per la salute mentale attraverso l’attività motoria, si è concluso sabato 12 luglio con l’incontro finale di Roma.


“Le attività nelle cinque città della seconda fase sono terminate e l’incontro di Roma è stata l’occasione per raccontare le attività svolte e l’esperienza all’interno del progetto - raccontaFabrizio De Meo, responsabile del progetto e delle politiche sociali, educative e giovanili Uisp - L’obiettivo, oltre lo scambio di informazioni e idee per il futuro, è stato capire come portare avanti azioni del genere a livello territoriale. Infatti, tutti i soggetti coinvolti hanno dichiarato di voler continuare le attività, elemento che conferma il nostro bilancio positivo del progetto. Sono state messe in moto relazioni, metodologie di lavoro, strumenti operativi per il proseguio degli interventi. Inoltre, dove c’erano attività già avviate il progetto è riuscito a consolidare e dare continuità alle proposte. Un secondo elemento rilevante è stato lo sviluppo di discipline sportive spesso non utilizzate nell’ambito della salute mentale, come i gruppi di cammino, la danza, il rugby, che insieme al classico calcio e attività in acqua, possono essere utilizzate e che sicuramente avranno un seguito. In questa occasione c’è stato anche il racconto dell’esperienza del primo tavolo di lavoro del rugby integrato, che ha messo in piedi una metodologia di intervento che affronta l’aspetto riabilitativo con indicatori scientifici, ma ha anche un obiettivo sociale e politico nel coinvolgimento di tutti quei soggetti che si occupano di rugby, con squadre miste, formate da utenti dei Centri di salute mentale e sportivi, la cittadinanza tutta”.
"Abili per lo Sport ha promosso inoltre delle competenze, anche tecniche, che possono essere messe a disposizione per la promozione del benessere di comunità - conclude De Meo - che è il tema centrale delle azioni del progetto: infatti, aldilà degli interventi più specifici, l’idea che ci ha guidato è che la comunità si prenda cura del benessere di tutti, a partire dal tema sport e salute mentale. Per questo abbiamo messo in campo attività aperte a tutti, non indirizzate e non medicalizzate, vi hanno preso parte famiglie, ragazzi e operatori delle società sportive, bambini delle scuole, quindi si è trattato di una proposta rivolta a tutta la cittadinanza. Da qui ripartiremo per le prossime tappe del nostro lavoro su sport e salute mentale. Iniziando dalla rassegna nazionale di Matti per il calcio in settembre, fino ad un seminario nazionale sul tema, da tenersi nella stagione invernale, in cui approfondire metodologie e obiettivi comuni, selezionando gli aspetti su cui investire maggiormente a livello nazionale”.

“Nonostante le diverse attività sportive promosse a livello locale rendano difficile parlare di un “modello unico” – dice Silvia Saccomanno, coordinatrice nazionale del progetto - abbiamo sicuramente riscontrato elementi trasversali a tutte le sperimentazioni, ad esempio quello di aver utilizzato questa opportunità di finanziamento pubblico per sensibilizzare la cittadinanza su questi temi, combattere lo stigma e creare consapevolezza sul fatto che la pratica sportiva e il movimento favoriscono un percorso di emancipazione sociale e culturale che va sostenuto e reso visibile. Abbiamo inoltre affiancato alla promozione della pratica sportiva, una valutazione scientifica nei termini di impatto che lo sporpertutti ha nel trattamento e cura di pazienti psichiatrici. L’Uisp, prima con Sportiva...mente e poi con Abili per lo sport, ha scelto di mettere in discussione il proprio lavoro, introducendo sia a livello nazionale che al livello locale l'idea delsottoporsi a verifica. I risultati confortanti devono inoltre convincerci che l'Uisp può avere un ruolo da protagonista e in tal senso i risultati devono essere spendibili per presentarsi e accreditarsi presso quei soggetti istituzionali che lavorano nel campo della salute mentale, in modo che venga accolta sempre più la nostra idea di sport come parte integrante nella cura del paziente".

 

Quali sono i risultati della valutazione del progetto Uisp “Abili per lo sport”? Lo ha spiegato il prof.Fiorino Mirabella, psicoterapeuta e ricercatore presso l’Istituto superiore di sanità, nel corso del suo intervento durante l'incontro conclusivo del progetto che si è tenuto a Roma sabato scorso: “La tendenza è di un generale miglioramento per coloro che hanno partecipato al progetto. Per essere ancora più precisi, nella prima fase del progetto i risultati migliori si ravvisano in coloro che hanno partecipato ad attività sportive di gruppo”.

“Non meno importanti sono i cambiamenti osservati per alcuni soggetti in alcuni indicatori dello stile di vita come la riduzione del numero di sigarette fumate, l’abuso di alcol, peso corporeo. Migliorano particolari competenze come la coordinazione motoria, l’appropriatezza comportamentale e logico-verbale. Va segnalato anche un generale miglioramento per tutte le competenze più strettamente connesse alla vita sociale, come la puntualità, il rispetto delle regole, la ricerca e qualità delle relazioni e la cura di sé. Da notare che il giudizio più lusinghiero sull’intervento è stato espresso proprio dagli stessi pazienti”.
Per leggere la relazione relativa alla prima fase clicca qui.

“Per quanto riguarda la seconda fase del progetto, quella che ha preso il via da gennaio 2014, i miglioramenti sono meno sensibili rispetto a quelli della prima. Questo a causa dell’influenza di diversi fattori fra cui la diversità di diagnosi, di sport utilizzati, di aspettative. Di sicuro ha pesato la minore expertise rispetto agli utenti della prima fase del progetto, che avevano già avuto un’esperienza con l’attività motoria e sportiva nel corso del progetto Sportiva...mente, promosso dall’Uisp negli anni 2010-2011. L’intervento sembra avere comunque prodotto un generale potenziamento degli esiti per quasi tutti gli indicatori clinici e di competenze di vita presi in esame. In particolare da segnalare la riduzione del numero di ricoveri, del numero di crisi e del peso corporeo”.

“A differenza di quanto accadeva nei soggetti della prima fase, il miglioramento maggiore viene riscontrato in coloro che hanno frequentato le attività sportive individuali. Questo è da attribuire al fatto che i soggetti, in prevalenza caratterizzati da diagnosi con maggiore compromissione delle funzioni cognitive, possono essere seguiti più attentamente uno per uno e quindi possono ricevere un intervento più ‘personalizzato’ e con un maggior numero di feed-back di orientamento. La maggiore diminuzione del peso nei soggetti che praticano attività di gruppo è probabilmente da attribuire al maggior dispendio energetico che queste attività di solito comportano”.
Per leggere la relazione relativa alla seconda fase clicca qui.

Da segnalare alcuni limiti dell'impianto metodologico come la durata dell’intervento troppo breve, considerate le peculiarità diagnostiche dei soggetti interessati; l’assenza di controlli di follow-up e la presenza nel campione di soggetti che già praticavano attività sportive i quali tendono a migliorare più degli altri, come è emerso dalla seconda fase. (I.M. - E.F.)

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