"Calciastorie" Uisp: raccontare l'integrazione con il calcio
Il presidente della Lega calcio Serie A, Maurizio Beretta, e il presidente dell'Uisp, Vincenzo Manco, presenzieranno alla conferenza stampa nazionale di presentazione del progetto "Il Calciastorie. Storie di integrazione dal profondo del calcio". L'appuntamento è a Bologna, giovedì 24 aprile alle ore 11, al Liceo scientifico sportivo San Vincenzo De' Paoli in via Montebello 3.
Oltre ai presidenti Beretta e Manco interverranno poi i rappresentanti di: Associazione Italiana Calciatori (Aic), Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Lega nazionale dilettanti, Bologna FC 1909, Sky, Telecom, Panini.
Portare nelle scuole esempi di integrazione tratti dal mondo del calcio. Questo è l’obiettivo del progetto “Calciastorie”, nato dalla collaborazione tra Lega Serie A, Aic-Associazione Italiana Calciatori (Aic), Uisp, Telecom, Panini e Sky. La presentazione nazionale si terrà a Bologna, giovedì 24 aprile alle ore 11, nel liceo sportivo San Vincenzo de’ Paoli, in via Montebello 3. Alla conferenza stampa, oltre ai vertici dei tanti partner coinvolti, saranno presenti anche rappresentanti delle istituzioni, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e del Comune di Bologna.
"Il calcio e lo sport, ovvero storie di vita – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, che parteciperà alla presentazione bolognese - il gioco del pallone ha attraversato la storia sociale e politica delle piccole e grandi comunità, ha raccontato percorsi di emancipazione e di integrazione sociale, anche attraverso passaggi difficili o dolorosi”.
“Il calcio e lo sport riescono a trasmettere esempi positivi perché incarnano lo spirito popolare del nostro Paese – prosegue Manco – rappresentano luoghi in cui le varie culture o le diverse qualità tecniche si fondono, interagiscono, creano aggregazione, civiltà. In questo progetto l’Uisp metterà a disposizione la sua visione, quella di un nuovo umanesimo sportivo, al centro del quale c’è la persona, il calciatore, con le sue qualità e i suoi limiti, le sue potenzialità. Investiamo nel costruire un'etica della sconfitta e non l'idolatria della sola vittoria. Ecco perché la Uisp si sente pienamente coprotagonista di questo progetto, con le buone pratiche quotidiane, nel creare occasioni ed eventi che valorizzano la cultura antirazzista e della convivenza tra i popoli. Il calcio intreccia meridiani e paralleli, genti, generazioni, generi, etnie, civiltà, antiche e contemporanee e deve diventare una sorta di macramè liberatorio dei nostri pregiudizi e dei nostri tabù”.
Come nasce il progetto? Lo chiediamo a Carlo Balestri, responsabile delle politiche internazionali e interculturali Uisp, oltre ad essere tra gli ideatori del progetto: “Il progetto nasce da una scommessa che hanno lanciato Uisp e Lega calcio: perché non reinvestire i fondi derivanti dalle sanzioni imposte dal giudice sportivo per atti discriminatori nel mondo del calcio? Questa domanda ha generato una lunga e profonda riflessione che, come risultato, ha determinato le caratteristiche di questo progetto che sono di tipo educativo e culturale. Come riferimento abbiamo individuato le squadre primavera delle società calcistiche e le scuole superiori del primo biennio, quindi ragazzi tra i 14 e i 17 anni”.
“Con il progetto ci proponiamo di creare un legame identitario positivo tra le squadre di serie A e il territorio di riferimento – prosegue Balestri - Perché i calciatori non siano vissuti soltanto come personaggi di un ambiente patinato ma rappresentino i protagonisti e i mediatori tra il mondo del calcio e l’opinione pubblica. Per veicolare valori positivi come quello dell’integrazione attraverso alcune storie significative. Con il progetto Calciastorie racconteremo tutto questo. Ad esempio la storia del primo giocatore nero della storia del calcio italiano, quella di Roberto La Paz che ha giocato nel Napoli negli anni '50. Sempre nella squadra partenopea vale la pena ricordare la storia di Jarbas Faustinho Canè, primo allenatore nero del nostro campionato. Così come la vicenda dell’allenatore rossoblu Árpád Weisz, che presenteremo proprio durante la conferenza stampa di Bologna di giovedì prossimo. Ungherese, di origini ebraiche, guidò il Bologna alla vittoria di due campionati tra il 1935 e il 1937. L’anno successivo, dopo la promulgazione delle leggi razziali, fu costretto a fuggire prima a Parigi e poi nei Paesi Bassi. Da lì, dopo l’occupazione nazista, fu deportato ad Auschwitz, dove morì con i familiari nel 1944”.
Attraverso ricerche d’archivio, interviste e materiale multimediale si racconteranno singoli episodi o intere esistenze di calciatori, allenatori, club che hanno affrontato diverse forme di discriminazione. Le storie saranno alla base di percorsi di formazione e sensibilizzazione dei ragazzi delle scuole secondarie e delle locali squadre primavera.