Lunedì 6 dicembre si è svolto on line uno degli ultimi incontri preparatori del progetto dell’Osservatorio contro le discriminazioni nello sport – Mauro Valeri di Uisp, Unar e Lunaria. Il progetto vede il coinvolgimento di 10 Comitati Territoriali Uisp (Trento, Vicenza, Bologna, Torino, Genova, Firenze, Roma, Caserta, Matera e Cagliari) nella raccolta e nel monitoraggio di episodi discriminatori e di violenza nello sport di base. In questo incontro si è parlato delle discriminazioni presenti nell’ambito comunicativo.
Nell'introduzione di Ivano Maiorella, responsabile comunicazione e stampa Uisp nazionale, sono state individuate tre forme di discriminazione che spesso pregiudicano il racconto sportivo. La prima riguarda la discriminazione nei confronti delle persone migranti, diretta conseguenza del pregiudizio, spesso latente, tematica affrontata da Piera Mastantuono, Carta di Roma. La seconda si riferisce alle persone private di libertà, quasi fossero persone "invisibili", come ad esempio le persone detenute, ma non solo. Questa tematica è stata affrontata da Daniela De Robert, giornalista Rai e membro del Collegio del Garante dei diritti delle persone private delle libertà personali. La terza discriminazione che affiora, è quella nei confronti delle donne nello sport, tematica affrontata da Barbara Bonomi Romagnoli, di Giulia giornaliste.
Ad affrontare il primo filone è stata Piera Mastantuono, Associazione Carta di Roma, la quale ha sottolineato fin da subito l’importanza di utilizzare parole corrette nel parlare di determinati temi. “Carta di Roma è uno spazio di confronto per promuovere un’informazione corretta e completa sul tema dell’immigrazione”. L’Associazione Carta di Roma ha stilato quattro indicazioni basate sul buon senso e con l’obiettivo di realizzare un giornalismo buono, fatto in maniera corretta: terminologia, correttezza e completezza, tutela dell’identità e fonti. “Per quanto riguarda il primo aspetto – spiega la Mastantuono – bisogna usare dei termini giuridicamente appropriati per restituire al lettore la massima aderenza ai fatti. Correttezza e completezza invece fanno riferimento all’evitare la diffusione di informazioni imprecise, anche per fare in modo che non si perda la credibilità. L’attendibilità dei giornalisti è sempre messa in dubbio, quindi è importante consolidare questo aspetto attenendosi al racconto dei fatti nel modo più vicino possibile alla realtà. Il nostro terzo principio è la tutela dell’identità, ovvero tutelare i richiedenti asilo che scelgono di parlare con i giornalisti adottando delle accortezze in merito all’immagine che non consentano l’identificazione della persona. L’obiettivo è quello di evitare di esporli a eventuali ripercussioni”. Le fonti sono l’ultimo principio, estremamente importante. In questo caso bisogna interpellare, ove possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per fornire al pubblico o ai comunicatori un’informazione in un contesto chiaro e completo.
Subito dopo è intervenuta Daniela De Robert, giornalista TG2 e membro del Collegio del Garante dei diritti delle persone private delle libertà personali, con un focus sulle discriminazioni nel parlare o non parlare di determinati argomenti. Il Collegio può entrare in tutti i luoghi di privazione della libertà, siano essi luoghi riconosciuti da un’autorità giudiziario-amministrativa, siano essi luoghi di fatto di privazione della libertà. Ha accesso anche a colloqui riservati con le persone, di fondamentale importanza per evitare il rischio di ritorsione. “Un potere forte – sottolinea De Robert - che esercitiamo in maniera ampia nell’ambito della privazione della libertà, che include il mondo penitenziario ma anche le comunità dove le persone sono rinchiuse a seguito di una condanna o di una custodia cautelare”. Il tema della discriminazione per il Garante dei diritti delle persone private delle libertà personali è molto presente, tanto che a gennaio verrà firmato un protocollo con l’Unar sul tema della discriminazione praticata in questi luoghi. “Anche il tema della comunicazione è molto difficile – continua De Robert - sono temi poco conosciuti e spesso invisibili, almeno fino a quando non c’è una notizia, un episodio di cronaca nera o bianca. Sfugge però tutto ciò che non rientra in queste categorie, la quotidianità ha difficoltà ad essere raccontata. Queste realtà si conoscono poco e chi ne scrive, molte volte, non ne sa abbastanza. Si tende ad appiattirle attraverso l’utilizzo di stereotipi”.
A concludere l’incontro, analizzando le differenze di genere, è stata Barbara Bonomi Romagnoli, di Giulia giornaliste: “La prima considerazione che voglio condividere è il fatto che spesso una parte importante della categoria si dimentica che c’è molto ancora da studiare. Giulia nasce da questo input, per lavorare su come le donne vengono rappresentate dai media, perché ci siamo rese conto che effettivamente la rappresentazione delle donne crea una cultura dominante in cui siamo immersi”. In questi anni Giulia Giornaliste si è concentrata su quanto il linguaggio formi la realtà in cui viviamo, quanto sia importante cambiare le parole e quanto lavoro ci sia ancora da fare. “Cerchiamo di monitorare il più possibile – prosegue la Romagnoli - e di segnalare quando ci sono situazioni molto importanti che diventano offese e discriminazioni a tutti gli effetti. Solamente due anni fa è arrivato ai giornalisti il manifesto “Media, donne e sport”, un lavoro importante che ricorda a chi fa informazione a tutti i livelli che è necessario parlare delle donne in ambito sportivo con attenzione e rispetto”. (Sergio Pannocchia)
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