Machismo a briglie sciolte e consenso elettorale: atteggiamenti, fatti, battute e indiscrezioni che riguardano il nostro presidente del consiglio sembrano riportare il nostro paese indietro di decenni. L'Italia non è un paese per donne: ma è davvero così? Segnali importanti ci dicono il contrario, le politiche di genere procedono e la recente elezione di Susanna Camusso alla guida della Cgil dopo quella della Marcegaglia al vertice della Confindustria stanno a dimostrarlo. Soltanto per fare degli esempi. E rimane da dimostrare il fatto che il trash maschilista del premier continui all'infinito a portargli bene. L'Uisp guarda avanti, rilancia proprio sul terreno della cultura della corporeità e dà il via al progetto "Il corpo amico". Di che cosa si tratta?
"Diritto ad essere un corpo per come esso è, libertà di uscire fuori dalle leggi del mercato, di corpi mediatici, corpi di carta - spiega Monica Lanfranco, giornalista e consulente Uisp per il progetto - E’ allarmante questa attenzione al corpo femminile come fossilizzato ad una età adolescenziale. Ciò designa una profonda immaturità culturale, poiché non esiste il rispetto del corpo in tutte le sue espressioni, e rimanda anche ad un immaturità nel vissuto della sessualità, un altro dei nodi centrali del progetto. La sessualità e la violenza maschile, l’attenzione e il rispetto per le ragazze ed il lavoro forte che va condotto sul maschio, che in quanto parte che aggredisce è di fatto la parte più debole".
“Il corpo amico nell’educazione ai sentimenti e al rispetto”:circa 200 ragazzi e ragazze nella fascia d’età tra i 13 e i 18 anni verranno coinvolti in un percorso di sensibilizzazione e acquisizione di consapevolezza di sé e delle differenze di genere. Tutto questo in nove città italiane: Firenze, Imola, Lamezia Terme, Orvieto, Pesaro, Sassari, Torino, Trieste, Varese. Una formazione per una reale cultura del corpo, degli affetti e della sessualità, attraverso lezioni teoriche e attività laboratoriali e sportive di gruppo. Le prime classi cominceranno tra la fine di novembre e dicembre.
"Il progetto si iscrive in una storia, anche personale - spiega la Lanfranco - 25 anni fa incontravo il Coordinamento donne Uisp, dal quale scaturì la Carta dei diritti delle donne nello sport. In quel documento si parlava dei rapporti di potere tra uomini e donne, non solo nel mondo sportivo. Era necessario allora evidenziare le disparità evidenti, ma anche la vera e propria negazione per le donne di poter essere corpo che si esprime nel gesto sportivo. Quell’esperienza rientra oggi ne "Il corpo amico", a 25 anni di distanza, nel contesto di un paese che costituisce ancora un caso molto particolare di arretratezza per ciò che concerne i rapporti tra i generi. Il progetto vuole affrontare la riflessione sui rapporti di potere e sull'analfabetismo di ritorno sui sentimenti e sul corpo, frutto di un trentennio di onnipotenza televisiva. Oggi si ignora la necessità primaria di guardare ai due generi con empatia. I corpi di giovani donne e uomini sono sempre più merci piuttosto che luoghi dell'identità e dello scambio".
Che significa educazione ai sentimenti?
"Una educazione alle relazioni, alla sessualità piuttosto che un'educazione sessuale. Ci sono diverse azioni che si possono fare per andare in questa direzione. L'idea esaltante, e secondo me vincente, del progetto è quella di partire dal luogo apparentemente più innocuo, meno politico: l’attività sportiva. Un'attività “inoffensiva” che ci può aiutare a individuare i problemi, capire se una comunità vive bene lo stare insieme. La localizzazione è un altro dei punti di forza di questo intervento: tenere conto del tessuto sociale nel quale i ragazzi e le ragazze, ma anche gli stessi operatori e operatrici Uisp, sono inseriti. Si parte dunque da un’attività interessante e giocosa per dipanare i problemi che naturalmente ci sono. Non possiamo aspettarci delle isole felici".
Come può lo sport educare ai rapporti tra i generi visti gli stereotipi predominanti? Un mondo dominato dalla coppia “calciatore e velina”.
"Quegli stereotipi non stanno solo nella cultura mediatica e in quella di chi ci governa. Sono qualcosa di molto più profondo che riguarda ciò che è concepito come proprio del maschio e proprio della femmina. Spesso sento madri più giovani di me lamentarsi di essere preoccupate per le proprie figlie che vogliono giocare al calcio, per il pericolo che abbiano polpacci troppo grossi. O madri di ragazzi preoccupate perché i loro figli vogliono fare danza… Con "Il corpo amico" vogliamo provare a scalfire, sia nella relazione con le ragazze e i ragazzi, sia nella formazione di chi realizzerà il progetto, il pregiudizio sessista. Partendo innanzitutto dal linguaggio, per poi immaginare azioni concrete che possano realmente andare bene per tutti e per tutte".
In che modo affronterete questi temi?
"Lavoreremo sugli stereotipi sessisti per metterli in crisi, per attaccare l’omofobia e il sessismo nella considerazione di ciò che è inteso come maschile e femminile nello sport. Poi, valorizzando ciò che è già presente sul territorio, organizzeremo delle attività che siano realmente inclusive. Discipline tradizionali, come la vela, la pallavolo, la ginnastica, con un’attenzione particolare ai pericoli reali di emarginazione. Ed attività di espressione corporea teatrale e ginnica. Perché l’emozione non sta nell’osservazione di un perfetto gesto sportivo, ma nella condivisione di un gesto sportivo quotidiano, che metta insieme corpi imperfetti e proprio per questo preziosi".
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