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L'Uisp sulla Rai e sui media con la ricerca sulla sedentarietà

I media raccontano la ricerca di Uisp e Svimez realizzata con il supporto di Sport e Salute: i servizi di Tgr Sicilia e Radio 1 Rai

 

La ricerca "Il costo sociale e sanitario della sedentarietà", realizzata da Svimez e da Uisp, con il sostegno di Sport e Salute SpA, è stata presentata mercoledì 23 marzo a Roma, nella sala Conferenze dello Stadio Olimpico, da Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute spa; Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp; Luca Bianchi, direttore di Svimez. Ha partecipato il sottosegretario al Ministero della Salute, Andrea Costa

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La presentazione è stata trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Uisp nazionale GUARDA IL VIDEO

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Diversi i media che si sono occupati della ricerca, illustrandone i dati. Luca Bianchi, direttore di Svimez, e Michele Di Gioia, presidente Uisp Basilicata e responsabile politiche per i beni comuni e periferie, sono stati ospiti di Radio 1 Rai, nel corso della trasmissione "Che giorno è" del 23 marzo. “La sedentarietà? Purtroppo è una combinazione di fattori. E’ una questione legata alla cultura dello sport e agli stili di vita. E’ necessario attivare a livello territoriale delle politiche pubbliche che possano sviluppare una cultura sportiva diffusa, con il movimento alla base di una politica di investimento sull’impiantistica pubblica. La cultura del movimento è una cultura del benessere", ha detto Michele Di Gioia. Proprio l'intersettorialità e l'integrazione tra vari enti potrebbero favorire un cambiamento radicale della cultura sportiva: "Siamo di fronte ad un’emergenza ed è necessario intervenire. I dati sono preoccupanti e devono far riflettere: la sedentarietà tocca soglie molto elevate", ha proseguito. 

“C’è un grande divario tra nord e sud relativo alla pratica sportiva. I meridionali svolgono meno attività fisica e questo ha un impatto anche sulla salute", ha detto Luca Bianchi commentando i dati. "Nel mezzogiorno un bambino su tre è in sovrappreso e questo dipende dalla minore frequenza di attività sportiva che dipende a sua volta dalla minore offerta di strutture sportive. Economia e società sono strettamente collegate: la sedentarietà ha effetti sulla salute e fa aumentare il costo pubblico e privato per la spesa sanitaria. Investire nello sport vuol dire investire nel welfare e migliorare le condizioni di salute e di vivibilità del cittadino”, ha proseguito il direttore di Svimez. L’attività sportiva dipende anche dall’occupazione: "C’è un circolo vizioso tra sviluppo, condizioni sociali e sanitarie che va spezzato con investimenti aggiuntivi anche in impianti sportivi. Abbiamo esperienze internazionali molto interessanti, come il piano dell’Islanda che ha combattuto la diffusione dell’alcolismo con lo sport. Si è trattato di un investimento nella salute. Abbiamo di fronte l’opportunità del Pnrr e non possiamo permettere che ci sfugga", ha concluso. 

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Anche TGR Rai Sicilia ha riassunto i dati della ricerca: oltre la metà della popolazione del Mezzogiorno non svolge attività sportiva, con ricadute sulla salute, sui costi sanitari e sullo sviluppo. In Sicilia il dato si attesta al 55%, a fronte di una quota intorno al 30% delle regioni del nord. Al sud un minore su tre, tra i 6 ei 17 anni, è sovrappeso. "La partecipazione alle attività sportive è strettamente correlata con il reddito della popolazione dei vari territori. Al Sud c’è carenza di impianti sportivi che comporta una minore predisposizione alla pratica sportiva. Va affrontato il tema delle opportunità che si aprono, per tutto il Paese e per il Mezzogiorno, con gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. C’è bisogno di uno sforzo in termini di supporto e progettazione", dice Luca Bianchi , presidente Svimez, nel servizio di Laura Pasquini.

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Diverse le testate che si sono occupate della ricerca, come La Gazzetta dello Sport. "Fra gli obiettivi della ricerca c’era quello di individuare una relazione fra i riflessi dell’attività sportiva e di più o meno virtuosi stili di vita sulla spesa sanitaria delle famiglie. E qui sono emersi dei dati interessanti: chi fa sport in maniera “continuativa” spende 97 euro in meno l’anno della media mentre i sedentari ne pagano 52 in più (i fumatori sono a più 81)", scrive Valerio Piccioni. Su Rai News, la fotografia di un'Italia spaccata in due: "da una parte il nord Italia con più infrastrutture, più sport praticato, meno sedentarietà, e quindi minore spesa sanitaria. Dall’altra il Sud, che invece arranca, pratica meno sport, con riflessi negativi sulla spesa sanitaria". La Repubblica ha invece ripreso le parole del sottosegretario alla Salute Andrea Costa e di Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute: "Siamo il quinto paese più sedentario d’Europa, una nazione del G7 che non regala un’ora di educazione fisica ai figli”, dice Cozzoli. Le agenzie di stampa Ansa e Dire hanno ripreso e condiviso i dati della ricerca, e lo stesso hanno fatto Redattore Sociale, Agi, Il Mattino.

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