“Il costo sociale e sanitario della sedentarietà” è il progetto di ricerca che l'Uisp con Svimez-Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, stanno conducendo con il sostegno di Sport e Salute. La ricerca prevede di generare valore al mondo sportivo attraverso la creazione di una base informativa regionale sulle abitudini sportive degli italiani. Inoltre, essa produrrà risultati e stime quantitative utili per il supporto alle decisioni dei policy maker di ambito sportivo. Nel mese di marzo Svimez ha chiuso il Rapporto intermedio della ricerca. Per scaricare il rapporto intermedio clicca qui.
Sono stati predisposti due questionari per indagare sulle abitudini di attività fisica di un campione rappresentativo della popolazione del Mezzogiorno: uno per la fascia d'età 3-15 anni, che dovrà essere compilato dai genitori/tutori, ed un altro per la fascia d'età 16-90 anni. TUTTI POSSONO PARTECIPARE: basta un pò di disponibilità per compilare il questionario, che è anonimo e richiede un tempo di compilazione di circa 8 minuti. In questo modo ci aiuterete a raccogliere i dati necessari per l'analisi.
QUESTIONARIO PER ETA' 16-90 ANNI
Nel contesto europeo l’Italia si caratterizza per un livello abbastanza alto di attività fisica giornaliera praticata nel tempo libero. Secondo dati ISTAT (2019) l’Italia dedica circa 33’ al giorno all’attività fisica (sport e/o passeggiate) posizionandosi al quinto posto della graduatoria, pari merito con l’Austria, dopo Spagna (45’), Finlandia e Lussemburgo (35’). L’attitudine alla pratica sportiva non è omogenea nelle diverse regioni del Paese anche, probabilmente, per una differente disponibilità di strutture organizzate, di servizi e facilities, di personale specializzato. Nord-est e Nord-ovest sono le ripartizioni geografiche con la quota più elevata di praticanti intorno al 40% seguite dal Centro con il 35% circa. Nelle regioni meridionali e insulari, invece, i livelli di pratica sportiva si attestano intorno al 25%.
Pesano nella diffusione della pratica sportiva anche le disuguaglianze socioculturali: la quota di coloro che praticano sport è intorno al 50% fra i laureati, scende al 35% tra i diplomati, al 20% tra chi ha il diploma di scuola media inferiore, per attestarsi sotto il 10% fra coloro che hanno la licenza elementare o nessun titolo di studio.
Tra gli obiettivi della ricerca c’è la verifica della correlazione tra attività fisica e sedentarietà rispetto alle condizioni di offerta e domanda delle diverse regioni italiane, con particolare riferimento al Mezzogiorno. Si intende, inoltre, stimare l’impatto economico sul sistema sanitario nazionale del fenomeno della sedentarietà, attraverso l’impiego di tecniche statistiche-econometriche. Infine, verranno approfonditi i gap che riguardano l’attitudine alla pratica sportiva tra il Mezzogiorno e il resto del Paese.
“La ricerca intende indagare le differenze territoriali della pratica sportiva e le conseguenze sugli stili di vita e il relativo costo sociale ed economico sulla collettività - si legge nelle conclusioni al rapporto intermedio - Tali considerazioni forniscono indicazioni su quanta parte di questo gap è legato ad un deficit dal lato dell’offerta (infrastrutture sportive) o della domanda (abitudini socioculturali) consentendo di aumentare la conoscenza specifica del settore e suggerendo indicazioni di policy utili ad incrementare le azioni per la promozione dell’attività fisica e quindi del benessere dei cittadini”.
“L’Italia, nel contesto europeo, si caratterizza per un livello abbastanza alto di attività fisica giornaliera praticata nel tempo libero - scrivono i ricercatori - Secondo dati ISTAT (2019) l’Italia dedica circa 33’ al giorno all’attività fisica (sport e/o passeggiate) posizionandosi al quinto posto della graduatoria, pari merito con l’Austria, dopo Spagna (45’), Finlandia e Lussemburgo (35’). L’attitudine alla pratica sportiva non è omogenea nelle diverse regioni del Paese anche, probabilmente, per una differente disponibilità di strutture organizzate, di servizi e facilities, di personale specializzato. Pesano nella diffusione della pratica sportiva anche le disuguaglianze socioculturali.”.
“Il lavoro fin qui svolto ha confermato il gap Nord-Sud facendo emergere le seguenti evidenze rispetto all’anno 2019: i) nel Mezzogiorno quasi il 50% degli individui non pratica alcuna attività sportiva (il 30% nel Centro-Nord); ii) solo il 13% delle persone del Mezzogiorno pratica sport in modo continuativo (20% nel Centro-Nord); iii) le abitudini e gli stili di vita in relazione al fumo e al consumo di alcol sono abbastanza simili nelle due ripartizioni del Paese; iv) l’8,5% degli adulti meridionali è obeso rispetto al 6,5% del Centro-Nord; v) quasi un minore su 3 (31,35%) nella fascia tra i 6 e i 17 anni è in sovrappeso nel meridione, rispetto ad un ragazzo su cinque nel Centro-Nord (21%); vi) la speranza di vita in buona salute dai 65 anni in su per gli adulti meridionali è sempre di 3 anni inferiore rispetto a quella degli adulti centro-settentrionali. Nello studio delle determinanti della sedentarietà è emersa l’importanza della dinamica della partecipazione al mercato del lavoro. Nelle regioni, soprattutto meridionali, dove è più basso il tasso di attività e/o il tasso di occupazione, aumenta la propensione alla sedentarietà con relativo costo sociale ed economico per la collettività. Le prime evidenze empiriche segnalano anche un importante impatto sulla sedentarietà del numero dei componenti familiari”.
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