Il compito principale del progetto nazionale Uisp “Sport Civico” è mettere lo sport al centro dei processi di rigenerazione urbana, ovvero dimostrare come lo sport sociale possa essere, non soltanto una pratica salutare, in grado di migliorare la qualità della vita degli individui, ma anche e soprattutto il vettore per cambiamenti più profondi all’interno delle comunità. Ecco perchè i sette Comitati territoriali Uisp coinvolti nel progetto uniscono a laboratori e attività educative da realizzare nelle scuole, la promozione di pratiche sportive dal valore intrinsecamente trasformativo, che educano a una maniera diversa di relazionarsi con le persone e gli spazi, come il tchoukball e l’orienteering, il plogging e non solo.
Un esempio di questo approccio lo troviamo a Matera, dove l'Uisp coinvolgerà alunni e alunne dell’istituto comprensivo “Bramante” in attività laboratoriali e sportive da realizzare dentro e fuori dalla scuola. Tra le pratiche proposte da Uisp Matera troviamo appunto il tchoukball, uno sport forse sconosciuto ai più ma che ha goduto di una certa fortuna negli anni ‘80, affermandosi come “sport a sostegno della pace e della fratellanza”, come arrivò a definirlo l’Onu nel 2001. Si tratta di un incrocio fra la pallamano e basket: si gioca in 7, le azioni sono veloci, con pochi passaggi a disposizione e per fare punto bisogna che la palla, dopo aver centrato una delle due reti elastiche posizionate all’estremità del campo (che dunque è fluido, a differenza degli sport tradizionali), tocchi per terra. Quando alla fine degli anni ‘60 il biologo svizzero Hermann Brandt teorizzò il tchoukball, era alla ricerca di un gioco di squadra capace di ridurre il ruolo affidato alla differenza fisica fra i giocatori, al contatto, allo scontro frontale, in quanto fattori di esclusione, oltre che, ovviamente, di infortunio. Nel tchoukball infatti non sono previsti nè il contatto fisico fra giocatori, nè l’intercettazione dei passaggi: il rispetto dell’espressione del gioco avversario è un valore strutturale di questo sport, che è spesso praticato da squadre miste di giocatori e giocatrici, senza distinzioni di genere, sia nelle palestre che nelle spiagge. Al dottor Brandt, che morì prima di vedere la diffusione di questo sport in Europa e in Asia, è infatti attribuita la frase secondo cui: “lo scopo dell'attività sportiva non è creare campioni, bensì contribuire alla costruzione di una socirtà armoniosa”.
Molto più conosciuto è forse il plogging, l’attività che consiste nel raccogliere rifiuti mentre si cammina o si corre (plogging è infatti la crasi di due termini di radice anglosassone plocka up, ovvero "raccogliere" in svedese, e jogging vocabolo inglese usato per riferirsi alla corsa amatoriale). Da quando nel 2016 l’atleta svedese Erik Ahlstrom ha creato questo sport, stanco di vedere la spazzatura accumulata al bordo delle strade su cui correva abitualmente, esso ha avuto una notevole diffusione, man mano che la società prendeva coscienza del problema globale dell'inquinamento ambientale. Sia Uisp Matera che Uisp Prato hanno scelto di proporre questa pratica all’interno dei loro progetti di Sport Civico, perchè oltre al valore ecologico più immediato, ovvero ripulire le strade e i parchi, si tratta di un’attività che rafforza la relazione dei partecipanti con i luoghi in cui è praticata. Accade spesso nel rapporto con gli spazi questa relazione reciproca attraverso la cura: uno spazio di cui mi sono preso cura è uno spazio in cui, quando ci camminerò nuovamente, mi sentirò più accolto e in questo senso sarà uno spazio capace di prendersi cura di me.
Inoltre, le attività all’aria aperta che prendono forma negli spazi pubblici, quelli della vita di tutti i giorni, hanno anche il potere di stimolare l’immaginazione, di ricordarci cioè che la visione abituale di un certo luogo, di un certo stato di cose, è solo una delle possibilità. Fu Gianmario Missaglia, storico presidente Uisp venuto a mancare nel 2002, a teorizzare la variante ludica di questo sport, l’eco-orienteering. Se infatti l'orienteering consiste in una corsa nell'ambiente seguendo un itinerario provvisti di una cartina muta e una bussola, "l'eco-orienteering - si legge nel manuale redatto nel 2002 - aggiunge all'esplorazione la conoscenza: nel viaggio non conta soltanto la velocità dei singoli o dei gruppi che effettuano il percorso, ma anche i saperi dell'ambiente, del corpo e della storia che sono coinvolti nel percorso". Così, l’orienteering proposto da Uisp Prato ai giovani abitanti del quartiere Fontanelle, ha proprio lo scopo di stimolare non solo il rapporto familiare con lo spazio, ma anche e soprattutto l’idea che uno spazio può assumere molti significati diversi a seconda del tipo di rapporto che si ha con esso. Al termine di quest'esperienza, ai partecipanti sarà poi chiesto di riflettere su quello che hanno visto e sentito, per immaginare il quartiere in cui vorrebbero vivere.
A proposito delle possibilità degli spazi, occorre pensare alla rigenerazione urbana come un processo che sia in grado di risanare alcune storture presenti negli spazi delle comunità, fornendo un esempio di come le cose si possano fare diversamente. Così Uisp Taranto ha deciso di mettere l'accessibilità dello sport per tutte e tutti al centro del suo intervento sul Parco Jannelli, nel quartiere residenziale Taranto 2. Il progetto prevede, infatti, la realizzazione di spazi fitness per giovani e giovanissimi, dove fare attività a corpo libero, oltre a uno spazio per l’arrampicata dedicato ai più piccoli. Ci saranno poi una panca e una shoulder press per fare esercizi, accessibile anche a persone con disabilità, così come lo saranno i tavoli per giochi tradizionali come le carte, la dama e gli scacchi.
Cambiare punto di vista, cambiare le regole dei giochi, cambiare le relazioni attraverso le pratiche: questa è l’idea di fondo che anima Sport Civico, uno sport che possa cambiare le società. Per farlo però è necessario partire dall’idea che l’esclusione di una o più soggettività all’interno di una comunità, determina una comunità escludente e che dunque non si possono fare gerarchie quando si progetta il cambiamento. Bisogna partire da una postura di inclusione radicale, per cui non basta dire “la mia libertà finisce dove comincia la tua”, che non fa altro che rappresentare uno spazio composto da individui che per natura sono in competizione e che apprendono solamente a non schiacciarsi i piedi. Provando a spingersi oltre e ribaltare quest’idea del senso comune, si potrebbe dire che la vera inclusione è rappresentata da una comunità in cui “la mia libertà comincia dove comincia la tua e finisce dove finisce la tua”, ovvero dove nessuno può sentirsi libero fintanto che qualcuno è escluso o oppresso. (Lorenzo Boffa)
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