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Sport in carcere: l'Uisp impegnata in Europa

Riunione di chiusura per il progetto "Sppf-Sport in Prison a Plan for Future", di cui l'Uisp è stato partner con quattro realtà europee

 

Dal 14 al 16 dicembre si è svolta a Bruxelles la riunione di chiusura del progetto europeo "Sppf-Sport in Prison a Plan for Future" coordinato dall'associazione belga De Rode Antraciet e sostenuto dal programma Erasmus+ Sport, di cui l’Uisp è partner insieme a UPSDA (Bulgaria), ACSW (Croazia), DJI (Olanda) e VUB (Belgio).

Sono stati tre anni di lavoro molto intensi, cominciati proprio a ridosso del primo lockdown italiano del 9 marzo 2020. Il consorzio dei partner ha dimostrato grandissima flessibilità, partecipando a riunioni on line, lavorando insieme per rivedere le attività e il calendario, pensando al piano B e poi a quello C per tornare a quello A. Ma alla fine tutte le attività previste sono state portate a termine con successo, i materiali previsti sono stati realizzati e soprattutto la cooperazione si è rivelata estremamente proficua. Come sempre partecipare a progetti europei permette di vedere realtà diverse, imparare metodologie e acquisire nuove idee per ulteriori progetti.

Daniela Conti, responsabile Politiche per l’interculturalità e la cooperazione Uisp, e Camilla de Concini, coordinatrice italiana del progetto, dichiarano: “I nostri ringraziamenti vanno a Gino Campenaerts, per averci coinvolto per la seconda volta in questo partenariato e per il grande lavoro svolto in questi tre anni, e a Bloeme van Roemburg per averlo coordinato. Ovviamente il ringraziamento va esteso ai partner di questo bel percorso di lavoro e ai comitati Uisp di Bologna e Firenze per il grande lavoro di sperimentazione ed elaborazione delle learning area”.

Il 15 dicembre si è tenuto l’incontro, presso il centro congressi Bel.Brussels, al quale hanno partecipato circa un centinaio di persone per la maggior parte belga, ma anche provenienti da Sud Africa, Marocco Ghana e Ucraina. In questa occasione sono stati presentati tutti i materiali realizzati.
Il convegno si è aperto con le presentazioni del criminologo Tom Daems, dell'Università di Kuleuven, e del sociologo Haydn Morgan, dell'Università di Bath, entrambi hanno sottolineato l’importanza dello sport come strumento di riabilitazione e di comunicazione all’interno dello spazio carcerario, ma anche come una possibilità di ricostruzione delle persone una volta fuori.

Una breve clip con la testimonianza di Fabrizio Maiello ha aperto la presentazione dei materiali creati: Fabrizio è ormai per la Uisp la voce narrante di cosa vuol dire vivere in carcere e poi trovare una luce di rinascita grazie allo sport, in questo caso grazie alla Uisp Reggio Emilia.

I partner dell'Università di Bruxelles (VUB) hanno presentato la ricerca svolta durante il progetto con dati che disegnano la situazione delle carceri in Europa, mentre Camilla de Concini ha presentato la guida metodologica, molto apprezzata dall’uditorio.
A seguire è stata la volta della presentazione delle attività organizzate in Bulgaria, Croazia, Belgio e Olanda. Daniela Conti ha presentato le attività svolte da Uisp Bologna e Uisp Firenze: "Perché usiamo lo sport? Perché siamo un'associazione sportiva. Può sembrare una risposta sciocca, ma in 75 anni di vita e oltre 30 anni di esperienza in carcere, possiamo dire che l’Uisp ha le competenze per usare lo sport come strumento per creare opportunità e costruire un ponte continuo fra interno ed esterno. Spesso lo sport è vittima di cliché, come ha detto il dott. Morgan: da una parte viene definito come uno strumento eccellente per la comunicazione e l’educazione, dall’altro appare come di facile utilizzo. Come Uisp rivendichiamo con forza che lo sport non è neutro, i valori che veicola dipendono da come viene proposto e interpretato, non dimentichiamoci di come è stato usato lo sport durante il fascismo. Inoltre, per noi sono fondamentali le competenze per proporlo nella maniera migliore, non ci si inventa educatori sportivi".

Per la presentazione delle raccomandazioni politiche elaborate dai partner del progetto è stato coinvolto il pubblico in una discussione collettiva. Toccante la testimonianza di John Mc Avoy che ci ha raccontato la sua storia: da detenuto a corridore e testimonials di campagne a favore dei bambini di strada, un percorso di rinascita guidato dallo sport. Tra l’altro John si è detto interessato a visitare l’Italia e vorrebbe correre nel prossimo Vivicittà in carcere. La conferenza è stata chiusa da Yves Le Lostecque, capo dell'Unità sport - EACEA, che ha lodato l'ottimo lavoro svolto dal consorzio del progetto. Tutti i materiali in inglese sono già online sulla pagina del progetto SPPF, presto sarà disponibile anche la traduzione in italiano.

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