Bambini, bambine, pre-adolescenti e adolescenti continuano il loro periodo di pratica sportiva gratuita su tutto il territorio nazionale, avviato a seguito del piano promosso da Un Due Tre Sport! Il progetto Uisp finanziato da Sport e Salute Spa in collaborazione con il Dipartimento per lo Sport / Presidenza del Consiglio dei Ministri ha come obiettivo, infatti, quello di promuovere le attività motorie per la fascia giovanile al fine di contrastare, prevenire e ridurre la sedentarietà, l’obesità, l’isolamento e il disagio psico-sociale.
Per questo nuovo approfondimento siamo andati a Venezia dove, bambini delle scuole elementari e ragazzi delle medie provenienti da due comunità del Bangladesh, hanno potuto provare diverse attività sportive attraverso l’aiuto e il supporto di associazioni del territorio coordinate dal Comitato Uisp.
Il progetto portato avanti dall’Uisp Venezia è iniziato a metà maggio e si è concluso verso la fine di settembre, coinvolgendo tra i 30 e i 40 bambini con appuntamenti settimanali.
“Le attività che ho seguito da vicino – esordisce Alessandro Torre, comunicazione Uisp Venezia – sono state quelle più impegnative perché hanno coinvolto due comunità bengalesi della città. La prima proveniva da un’area che era abitata prettamente da cittadini del Bangladesh e l’eccezione era proprio l’italiano, la seconda invece era principalmente italiana con la presenza di qualche famiglia bengalese”. Due realtà notevolmente diverse.
A Marghera la comunità è prevalentemente bengalese e, per iniziare a lavorare lì, l’Uisp Venezia ha contattato la parrocchia della zona dove i ragazzi delle scuole medie del quartiere utilizzavano il campetto da calcio in maniera completamente disorganizzata. Il parroco offriva il campo per far giocare la comunità, ma non riusciva a gestire le attività. “La nostra necessità – commenta Alessandro – era quella di trovare un gruppo che potesse continuare a praticare sport con costanza. Allora mi sono rivolto al Centro culturale islamico del Bangladesh, parlando direttamente con il loro Imam. Non è stato facile superare la diffidenza di queste persone perché, nonostante altre collaborazioni con centri culturali del luogo, affrontavano per la prima volta un vero e proprio percorso sportivo. Però dopo aver presentato il progetto, con il benestare dell’Imam siamo riusciti a organizzare le nostre attività la mattina di sabato”.
Invece, nella comunità di San Marco, l’avviamento delle attività è stato più facile grazie alla collaborazione con l’associazione culturale Rosso Veneziano che organizza i doposcuola per le elementari in quell’area. “In questo caso – spiega Alessandro – abbiamo contattato l’associazione che già opera nel territorio e siamo venuti subito a contatto con i bambini. Qui infatti i ragazzi che sono stati coinvolti sono nati e cresciuti a Venezia”.
Cricket, fresbee, pallacanestro, pallavolo, danza, calcio, floor ball hockey e rugby sono le attività che il Comitato Uisp di Venezia, insieme ad alcune sue società affiliate e all’associazione Rosso Veneziano, ha fatto provare una volta a settimana (cambiando pratica sportiva di volta in volta), a tutti i partecipanti coinvolti nel progetto. “Avevamo individuato diverse aree di gioco nei due quartieri e abbiamo riadattato gli sport con spazi più ampi, come il cricket, all’interno di palestre per l’occasione”.
A Marghera, il gruppo era inizialmente indisciplinato perché non inquadravano il contesto sportivo. Alla fine del percorso, attraverso l’aiuto degli istruttori, i ragazzi hanno però formato una vera e propria squadra. “La cosa bella – sottolinea Alessandro – è che a conclusione del progetto alcuni ragazzini cinesi sono entrati a far parte del gruppo bengalese. Ottenere un tale risultato non è stato semplice anche perché all’inizio tra di loro c’era diffidenza e quindi questa integrazione è stata per noi una grande soddisfazione”. Il gruppo di San Marco, invece, era di base già molto inquadrato. L’aiuto e la presenza dell’associazione Rosso Veneziano ha poi favorito il dialogo grazie alla precedente relazione confidenziale che loro avevano già creato con i ragazzi.
Il rapporto che si è costruito tra gli operatori e i partecipanti è stato sicuramente intenso. “Per gli educatori – racconta Alessandro – è stata un’esperienza molto bella. Al contempo però ci è dispiaciuto quando le attività del progetto si sono fermate, soprattutto perché tutti noi abbiamo visto come i ragazzi siano rimasti coinvolti sempre di più una settimana dopo l’altra”.
Lo sport è stato sicuramente un veicolo che ha abbattuto, in questo caso, le differenze culturali e di comunicazione esistenti. “Ci siamo confrontati durante le attività – racconta Alessandro – con le mamme dei bambini ma avevamo difficoltà con l’inglese. Lo scoglio però è stato superato grazie allo sport. Siamo riusciti a capirci a vicenda quando abbiamo iniziato a parlare di calcio d’inizio, magliette di gioco e di foto durante l’attività sportiva”.
Tante sono le emozioni provate dagli operatori Uisp e dagli educatori delle società affiliate al Comitato di Venezia ma tra le tante Alessandro sceglie sicuramente la gioia dei bambini. “Una delle cose che più voglio ricordare di questo progetto – conclude Alessandro – è sicuramente il sorriso sul volto di tutti i ragazzi che hanno preso parte alle nostre attività”. (di Sergio Pannocchia)
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