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Violenze e abusi in ambito sportivo: non basta solo parlarne

Casi che non ottengono la necessaria condanna. L'Uisp punta sulla formazione di educatori ed educatrici. Intervengono M. Claysset e L. Barra

 

In questi giorni - ancora una volta – i giornali riportano un fatto che offende tutte le donne, e in particolare le donne dello sport. La decisione incredibile di sospendere per solo un mese un arbitro di scherma di fama internazionale che ha  molestato una ragazza, durante un raduno nazionale.

"Si tratta di un fatto che danneggia lo sport italiano - commenta Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere e diritti Uisp - Il tema degli abusi e violenza nello sport ha visto in questi ultimi anni centinaia di denunce ed episodi drammatici accaduti a livello internazionale, che hanno sconvolto l’opinione pubblica e tutto il mondo sportivo, un mondo che spesso si ritiene pulito, lontano da violenze e sopraffazioni. Vicende come quella di Larry Nassar, medico criminale della nazionale di ginnastica artistica statunitense, condannato ad oltre 170 anni di carcere per aver abusato su oltre 500 atlete, hanno invece messo sotto i riflettori le contraddizioni e i limiti del mondo sportivo".

Lo sport italiano non è esente da tutto ciò. Basti pensare al lavoro di diversi soggetti e associazioni (ad esempio Daniela Simonetti di Cavallo Rosa da tempo è impegnata su questo fronte ed ha pubblicato "Impunità di gregge" per denunciare casi di abuso nello sport italiano, oppure esperienze come lo sportello Save promosso da Differenza Donna) evidenziano il bisogno di un impegno diverso del mondo sportivo italiano, richiamato recentemente anche da Emanuela Audisio, giornalista di Repubblica.

"Come Uisp siamo impegnati in prima linea e da tempo su questo fronte, attraverso le nostre politiche e i nostri progetti, come Differenze, a promuovere una cultura del rispetto, formando ed informando dirigenti, educatori e educatrici, promuovendo ed implementando la nostra policy - prosegue Claysset - Occorre un impegno maggiore del mondo sportivo, chiedere maggiore coerenza, mettere in atto scelte più severe e durature, fermare chi è anche solo sospettato di molestie ed essere fermi, coerenti nell’espulsione, nell’allontanare in modo definitivo coloro che dal sospetto passano alla conferma di abusi, molestie, violenze. Occorrono coerenza e impegno trasversale, da parte di tutto il mondo sportivo, non far finta di nulla e minimizzare, ma essere fermi e conseguenti. Occorre fare formazione, conoscere  i nostri educatori ed educatrici, saper leggere i segnali che spesso bambini e bambine, ragazze e ragazzi ci “lanciano“ in ambito sportivo".

"Le cronache giudiziarie restituiscono un quadro inquietante - aggiunge Loredana Barra, responsabile Politiche edducative e inclusione Uisp - la violenza e l’abuso sono presenti come non mai; in un mondo freddo e distante che rifiuta ogni responsabilità. Le vittime ci assordano con il loro silenzio per paura della fine della loro carriera agonistica e il problema, invece di restringersi, si allarga a macchia d’olio. Se pensiamo che questo succeda solo ad alti livelli prestativi ci illudiamo: gli abusi, le discriminazioni, il mancato rispetto del corpo, iniziano sempre dall’infanzia. L’allenatore e l’allenatrice, l’educatore e l’educatrice dello sport, hanno un potere enorme nello sviluppo intellettivo ed emotivo dei minorenni, ma questo potere, per quanto ci riguarda, deve essere guidato e gestito, a volte compreso e codificato.

Non basta solo parlarne, c’è un grande bisogno di essere educati alla consapevolezza: "E' con orgoglio che racconto l’impegno dell’Uisp in questo ambito - continua Barra - attraverso prassi e strumenti per la prevenzione, protezione e supporto di bambini/e e ragazzi/e da qualunque forma di abuso, maltrattamento e violenza in ambito sportivo, prevenendo la possibilità che bambini/e e adolescenti siano abusati da coloro i quali sono in posizione fiduciaria nei loro confronti. A titolo esemplicativo, ma non esaustivo, le procedure riguardano il reclutamento di tutti i soggetti che operano con i minorenni: facciamo ricorso a percorsi di formazione che contengano tutti gli elementi utili alla definizione delle “Buone prassi educative” che impediscano di incorrere in rischi di abuso; abbiamo inserito nel percorso formativo obbligatorio il tema della policy, lasciando impronte sul percorso di tutti gli operatori e le operatrici che entrano in contatto con i minori. Qui si proteggono i diritti dei bambini e delle bambine è la frase che accompagna i centri estivi multisport dell'Uisp. C’è poi il manifesto 10 in condotta a cui l'Uisp ha aderito, promosso da Save the Children per favorire l'adozione da parte di tutte le realtà che operano con i minorenni di un sistema di tutela, che promuova un modello organizzativo di prevenzione e gestione di comportamenti scorretti da parte degli adulti di riferimento, afferenti alla nostra organizzazione o esterni. Dieci passi per tutelare bambine, bambini e adolescenti promuovendo comportamenti corretti da parte degli adulti di riferimento". 

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