Venerdì 28 ottobre l'Uisp ha presentato a Bologna i risultati di SPFF-Sport in Prison, a plan for the future (Sport in carcere, un piano per il futuro), progetto che mira a sviluppare buone pratiche, utilizzando lo sport in carcere come ponte di collegamento con altri settori della società. Cominciata a gennaio 2020 e ormai prossima al termine, l’iniziativa è finanziata dal programma europeo Erasmus Plus e coordinata dall’associazione De Rode Antraciet (Belgio), coinvolgendo Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia e Olanda.
L’incontro di Bologna è stato aperto dai saluti dell’assessora allo Sport e al Bilancio del Comune di Bologna, Roberta Li Calzi: “Non esiste un fuori carcere e un dentro carcere ma si tratta di una collettività unica. Questi progetti aiutano a superare i momenti di difficoltà poiché lo sport ha una valenza umana primaria”.
A seguire, Tiziano Pesce, Presidente Nazionale UISP APS, ringraziando i partner del progetto e le istituzioni coinvolte “Il Comune di Bologna ha manifestato quanto sia importante investire nel Terzo Settore e non l’ha fatto solo a parole, ma anche con i fatti.”
La conferenza è stata coordinata da Loredana Barra, responsabile politiche educative e inclusione Uisp, che ha ricordato come lo sport sia un diritto fondamentale per il benessere psicofisico di tutti ma anche un modo per rialzarsi. "Il ponte che questo progetto ha creato, è segno di speranza e può ci renderci tutti alleati nell’ errore, per riuscire ad uscire dall’errore - ha detto Loredana Barra - Io sono un insegnante e a noi insegnanti, soprattutto dopo le ultime scoperte delle neuroscienze, ci insegnano che il modello giudicante innesca quella paura di sbagliare che porta alla negazione dell’errore e non alla sua comprensione. La consapevolezza dell’ errore invece è parte integrante della crescita personale. Se l’errore è solo “colpa” produce un dolore psichico, e mica sparisce, ma rimane nascosto nella nostra mente e random, ritorna".
Daniela Conti, responsabile Politiche per l’Interculturalità e la Cooperazione Uisp, ha illustrato lo spirito del progetto: “I detenuti acquisiscono dalla società uno stigma, SPPF vuole dare una seconda possibilità alle persone, confrontandosi e prendendo spunto da altri progetti analoghi internazionali”. Conti ha condivido il video “I palleggi della vita (la storia di Fabrizio Maiello)”, che racconta la storia di Fabrizio, ex detenuto che nel manicomio criminale di Reggio Emilia ha incontrato gli operatori Uisp, che sono stati capaci di riaccendere in lui una fiammella di speranza, portandogli un po' di umanità.
A seguire sono intervenuti i partner di progetto: Gino Campanaerts, belga, coordinatore europeo del progetto SPPF, si occupa della partecipazione attiva dei detenuti e ha raccontato la loro esperienza in un carcere maschile, in cui hanno coinvolto detenuti con condanna breve o alla fine della propria condanna. L’idea era quella di far partecipare persone con la possibilità di uscire fuori, infatti, il progetto ha formato allenatori di calcio, una prima parte si è svolta dentro al carcere e una seconda fuori. Le società calcistiche che hanno partecipato alle azioni hanno poi assunto i detenuti divenuti allenatori .
Emilia Crushcov lavora per una ong bulgara “UPSDA” che si occupa, tra gli altri, di giovani a rischio: ”Il nostro progetto coinvolge nelle carceri vari operatori e professionisti che aiutano i detenuti in diversi ambiti, culturali e sportivi. Al momento il progetto coinvolge tre carceri. Bisogna inserire nuove esperienze per i detenuti e trovare soluzioni ad hoc per ciascuno in modo che quando escano dalle carceri possano accedere al mercato del lavoro. Attualmente nelle nostri carceri gli sport principali sono fitness, football, volley, ping pong, badminton e box. Una delle azioni ha previsto la costruzione di un campo da badminton su cui giocare, valorizzando una funzione lavorativa oltre che sportiva”.
Il lavoro svolto dall’associazione croata ACSW, è stato descritto da Lucjia Zivkovic: “La nostra associazione si occupa di programmi di lavoro sociale, coinvolgimento detenuti e prevenzione droghe. In Croazia esiste una legge che garantisce ai detenuti attività di coinvolgimento come quelle sportive, tuttavia la situazione è cambiata molto con la pandemia: purtroppo le attività sono calate in numero e frequenza”.
Dall’Olanda era presente Gerko Brink, dell’associazione DJI, che ha raccontato lo staff delle carceri preveda la presenza di vere e proprie figure che si occupano di sport.
Dopo la panoramica sulla situazione in vari Paesi europei si è passati a quella italiana con l’intervento dell’avvocato dell’associazione Antigone, Elia De Caro: “In Italia ci sono tante carceri senza attività sportiva e la pandemia ha causato un’ulteriore blocco. Solo il 44% dei detenuti in Italia ha accesso a campi sportivi. L’Uisp ci ricorda che lo sport è un diritto fondamentale e va fornito a tutti gli esseri umani, così come ai carcerati, poiché lo sport insegna i valori più importanti come il rispetto, il gioco di squadra, la collaborazione e il fair play. Antigone e Uisp collaborano in più carceri tra cui l’IPM Pratello di Bologna che prevede un grosso programma sportivo. Tuttavia il programma non si limita al mero sport ma anche alla promozione di tutti i valori e i diritti legati allo sport”.
I lavori sono proseguiti con la presentazione delle attività fiorentine, presentate da Eros Cruccolini, garante dei detenuti Firenze; Emilio Lastrucci, Uisp Firenze ed Eva Paoli, Società della Salute Firenze. Il progetto a Firenze ha portato un programma di Attività Fisica Adattata ai detenuti anziani o con difficoltà mediche delle carceri di Sollicciano e Gozzini.
"Uisp Firenze è molto impegnata negli istituti carcerari fiorentini. L’obiettivo è quello di arrivare a più detenuti possibili con tre diversi corsi in varie carceri. Il quarto corso è stato recentemente inserito e si focalizza sulla salute mentale, aspetto quanto mai importante”, ha detto Emilio Lastrucci. Eva Paoli ha analizzato l'impattio sul benessere psicofisico prima di lasciare la parola a Eros Cruccolini: “Antigone e Uisp collaborano da diversi anni e l’obiettivo è portare attenzione allo stato dei detenuti e non vivere il carcere come situazione di marginalità. Oltre al gesto sportivo in sè è fondamentale l’aspetto sociale di quest’ultimo, ad esempio nel rugby viviamo con emozione il momento del terzo tempo, che è l’emblema della condivisione e della socialità”.
Si è quindi parlato delle attività bolognesi, con gli interventi di Antonio Ianniello, garante dei detenuti Bologna; Romina Frati, funzionaria della professionalità pedagogica IPM Bologna e Cristina Angioni, Uisp Bologna e ASD Sempre Avanti. Il progetto di Bologna si è concentrato sull’inclusione di ragazzi dell’area penale esterna all’interno di una società sportiva di base insieme ad altri coetanei. “Il problema del sovraffollamento delle carceri è una questione annosa. In Italia, rispetto agli scenari descritti dai nostri partner europei, siamo ad un livello decisamente inferiore in termini di inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro - ha detto Antonio Ianniello - L’amministrazione penitenziaria da sola non può favorire l’apertura del territorio alla comunità penitenziaria: in questo ci soccorrono le associazioni esterne". Romina Frati ha proseguito: “Abbiamo fatto tante iniziative aperte all’esterno per i nostri ragazzi per non farli vedere come detenuti ma come veri e propri giocatori: ad esempio la squadra di calcio dell’IPM ha la possibilità di giocare partite fuori dalle mura e questo è molto importante. Allo stesso modo vogliamo renderli partecipi a 360 gradi dell’attività sportiva: essi stessi costruiscono i campi in cui poi giocheranno. Dobbiamo ringraziare l'Uisp per essere riusciti a fare tutto ciò a livello organizzativo, tutti i suoi addetti ai lavori e in particolar modo i volontari”.
“Da diversi anni organizziamo attività sportive all’interno dell'IPM Pratello, ma è altrettanto importante organizzare i rapporti con l’esterno. In questo senso vogliamo estendere i programmi sportivi dei ragazzi detenuti al periodo successivo alla detenzione”, ha detto Cristina Angioni.
Camilla De Concini, coordinatrice Uisp del progetto e delle attività italiane, ha presentato gli strumenti e le buone sviluppati grazie al progetto. E' stato sviluppato un kit di strumenti per facilitare la collaborazione tra carceri, detenuti e tutti gli organismi, enti e associazioni che desiderano iniziare o già lavorano nelle carceri, utilizzando lo sport come ponte fra il dentro e il fuori. "I programmi sportivi descritti da questa guida hanno l’obiettivo di creare un’esperienza corporea per i detenuti parallelamente alla formazione della persona. I contenuti della guida partono da un quadro legislativo europeo in cui bisogna inserire i programmi e proseguono con la definizione degli obiettivi e degli attori da coinvolgere, tra cui le organizzazioni esterne alle mura".
“Le attività Uisp nelle carceri e negli IPM sono momenti fondamentali per la nostra associazione da più di trent’anni e questo dimostra quanto siano importanti i diritti di tutte le persone all’interno della società e quanto sia necessario salvaguardarli”, ha concluso Tiziano Pesce. (di Elena Fiorani, fonte: Area comunicazione Uisp Bologna)
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