Dal progetto europeo Mimosa ai Mondiali Antirazzisti, passando per "Diritti in campo". Pasquale Coccia ha provato a fotografare il multiforme impegno dell'Uisp per l'inclusione dei cittadini migranti attraverso lo sport dalle colonne del numero di Alias, supplemento settimanale de il manifesto, andato in edicola sabato 10 novembre.
Un legame non casuale quello tra pratica sportiva e inclusione sociale, sottolinea Coccia, chiamando in causa numerose ricerche sul tema. Di certo, è uno strumento di socializzazione importante, oltre che una una valvola di sfogo fondamentale per chi si trova a vivere in un contesto estraneo alla propria cultura d'origine, molto spesso problematico se non addirittura ostile: "I risultati di alcune ricerche dimostrano che la pratica sportiva diventa occasione per frequentare i connazionalicon i quali trovare sollievo rispetto alle relazioni sociali piuttosto tese con i cittadini dei paesi in cui si vive. [...] Un'altra ricerca mette in evidenza che i migranti tendono a praticare lo sport più frequentemente, rispetto ai cittadini del paese in cui vivono, in contesti non organizzati. Altre ricerche dimostrano che tra i migranti il desiderio di particare lo sport per socializzare è di gran lunga superiore al bisogno di mantenere una forma fisica".
Grande attenzione è riservata anche all'Italian Cricket League, organizzata con il supporto organizzativo del Coordinamento cricket Uisp, che vede protagonisti i ragazzi delle cosiddette "seconde generazioni", soprattutto figli di migranti originari provenienti da India, Bangladesh e Pakistan."Il campionato coinvolge 39 squadre di migranti presenti in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio e Campania - racconta a Coccia, Federico Mento, il coordinatore del cricket Uisp - Nel complesso partecipano al campionato nazionale promosso dall'Uisp circa 2.500 giocatori, un numero di gran lunga superiore al campionato promosso dalla Federazione cricket, che conta appena 19 squadre, ma noi non percepiamo i contributi pubblici che il Coni riserva alle sue Federazioni".
"Le comunità straniere con le quali facciamo attività sono quasi trenta - spiega Chiara Stinghi, responsabile Integrazione e multiculturalità Uisp, nonché referente per Diritti in campo - tra i beneficiari dei progetti di sport vi sono anche i minori non accompagnati, gli adulti che hanno problemi con la giustizia, i richiedenti asilo, i rifugiati, i senza fissa dimora". Scarica l'articolo (pdf). Anche la settimana scorsa, su Alias si è parlato di sport e integrazione, raccontando l'esperienza della "Piscina al femminile" per donne musulmane di Torino.
Foto di Antonio Marcello, Shoot4Change
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